Prefazione
La presente pubblicazione è una miscellanea di cronache e di personaggi della Sezione roveretana dei C. N. G. E. I. (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani), dalla fondazione nell'anno 1919, ai giorni nostri, nel contesto delle vicende cittadine degli ultimi settant'anni, che fanno da sfondo alla storia dell'Associazione e con essa si intrecciano.
Il lettore potrà constatare come viva ed indissolubile sia stata e sia tuttora la partecipazione della Sezione C.N.G.E.I. alla vita della città e come questa Associazione abbia potuto dare il suo contributo in ogni circostanza, amalgamando l'attività di persone di ogni ceto sociale e in particolare artigiani, commercianti, liberi professionisti e di ogni ideologia, riuscendo a farli collaborare per il raggiungimento dei fine comune dell'educazione civile e sociale dei giovani, che è fondamento dell'ideale scoutistico.
Mai come oggi, dopo il fallimento di tanti esperimenti pedagogici nostrani e di importazione, nella realtà quotidiana delle insidie e dei pericoli che minacciano la gioventù, il fine nobile e pacifico dell'Associazione si è rivelato tanto valido ed importante per il bene comune il rispetto reciproco, la tolleranza e la convivenza civile. Vogliamo così sperare che anche questa pubblicazione possa essere un contributo per diffondere l'ideale scoutistico e portare alla sezione roveretana nuova linfa che le consenta lunga vita e proficua attività.
Rovereto 1989
Il Presidente
Enzo Valduga
Avvertenze: Il testo, pur controllato, è il risultato della scannerizzazione dal libro, è possibile (è sicuro) che vi siano errori, ce ne scusiamo in anticipo.
Il discorso rischierebbe di cadere nell'astratto o nel teorico se non avessimo la certezza di sapere che, dietro la teoria, c'è un'esperienza concreta: lo scautismo, dopo ottanta anni di esperienza, è una realtà, è vita vissuta.
E’ un movimento esteso in tutto il mondo perché possiede due caratteristiche che costituiscono il segreto dei suo successo: la prima è tanto semplice da apparire banale ed è che lo scautismo piace ai ragazzi in quanto risponde con abilità e creatività alle loro esigenze; la seconda è che, nella sua essenzialità e nei suoi valori di fondo, lo scautismo è sempre e più che mai attuale.
E in queste due caratteristiche sta la genialità di Baden-Powell, il Fondatore del Movimento scout; infatti non si è seduto a tavolino per inventare un metodo educativo basato su concetti teorici, ma è partito dall'osservazione dei ragazzi e ne ha intuito le caratteristiche, la potenzialità, le possibilità.
Egli è riuscito a tradurre in termini di autoeducazione, di collaborazione, di solidarietà e di spirito di iniziativa quelli che sono elementi naturali e istintivi dell'animo dei giovani.
Caratteristica peculiare dei metodo scout è che tutte le sue espressioni non sono imparate, ma sono “vissute” direttamente nella vita di gruppo, nei rapporti interpersonali, nell'esperienza diretta che viene dal “fare”.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Movimento spontaneista: era così considerato fino a qualche anno fa; l'opinione pubblica era convinta si trattasse di una associazione ricreativa a cui veniva demandato il compito di “occupare” io spazio rimasto libero da incombenze scolastiche e familiari.
Proposta educativa: lo scautismo è invece una proposta educativa globale in quanto abbraccia l'arco di sviluppo della persona, nel suo momento più delicato, dall'infanzia alla gioventù, con un atteggiamento di rispetto e di amore, mettendosi al servizio della sua crescita, con un impegno volontario esemplare e difficilmente riscontrabile in altri movimenti educativi. Probabilmente è la base del successo che lo scautismo ha ininterrottamente incontrato presso i giovani, ne fa testimonianza l'ansia dei giovani Capi di essere all'altezza dei valore della proposta educativa che avanziamo.
Originalità: l'originalità della proposta educativa scout non è tanto per i suoi contenuti educativi, che sono patrimonio comune di altre proposte, ma per l'impegno e il senso di sacrificio che richiedono ai ragazzi, in una società che di fatto, nonostante gli slogans, educa al disimpegno e all'egoismo.
Nel passato, l'interesse per lo scautismo, da parte della pedagogia ufficiale è stato, tranne poche eccezioni, piuttosto limitato; oggi invece assistiamo ad una maggiore apertura e considerazione in quanto lo scautismo propone valori, finalità e metodi che rispondono in larga misura agli orientamenti educativi presenti nelle diverse correnti pedagogiche attuali.
Oggi assistiamo, pertanto, ad un lento processo culturale di collaborazione: da un lato lo scautismo presta più attenzione di quanto non abbia fatto nel passato, all'evolversi dei pensiero educativo, dall'altro i “professionisti” dell'educazione riscoprono nello scautismo valori e metodi, ma soprattutto soluzioni didattiche alternative che bene rispondono alle esigenze educative contemporanee.
Fra queste esigenze, una delle più importanti è certamente quella di assicurare una formazione completa e globale della personalità e lo scautismo la soddisfa con una proposta originale: educare attraverso il gioco.
E’ noto che per l'adulto il gioco è generalmente ricreazione, cioè interruzione piacevole dei lavoro, riposo, dunque.
Per i bambini, al contrario, il gioco è lavoro, è sfogo di energia e perciò, dunque, la vera parte importante della vita. Ciò che l'adulto chiama lavoro e che al bambino viene imposto come “studio”, rappresenta in effetti, una interruzione. il più spesso fastidiosa, dei corso della sua vita.
Da qui il segreto dei successo dello scautismo, come metodo educativo,attuato con un progetto ben definito che tiene conto dei tre momenti fondamentali di crescita, individuabili nelle tre Branche tradizionali.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Accoglie i bambini dagli 8 agli 11 anni, l’età in cui la “fantasia” ha il sopravvento su qualsiasi altra realtà; invece d'inculcare direttamente principi morali, il Lupettismo educa i( bambino dal di dentro, piuttosto che istruirlo dal di fuori; offre giochi ed attività che, mentre sono attraenti per il Lupetto, lo educano dal punto di vista morale Caratteristica dei metodo scout in generale e dei Lupettismo in particolare, è quella di proporsi di raggiungere i propri fini, permettendo contemporaneamente al ragazzo di realizzare i suoi.
Il Capo Branco deve “entusiasmare” il ragazzo nella giusta direzione, infondere in lui il giusto spirito di emulazione con il suo esempio personale.
Scrive B.P. che già il vecchio Platone diceva che “c'è dei bene innato in ogni ragazzo” e il compito dell'educatore dovrebbe essere quello di sviluppare questi istinti naturali di virtù con attività adatte.
L'obbiettivo dei Capo Branco è pertanto quello di lanciare queste energie e questa buona volontà verso la giusta direzione. Egli deve però, per far questo, creare attorno a questa buona volontà nascente, l'ambiente adatto per il suo sviluppo.
Nel Branco ci dev'essere quiescenza diretta e volontaria ad un insieme di abitudini, ad un determinato modo di fare, di pensare, di comportarsi.
C'è sottomissione cordiale e soprattutto fraterna verso i Capi ed i compagni, che si chiamano “fratellini”, perché il Branco è una famiglia, anzi una Famiglia Felice!
In questo modo la personalità infantile non subisce più passivamente l'influenza dell'ambiente esterno, ma io assorbe poco a poco, come una pianta che assorbe con le radici gli elementi essenziali alla sua vita.
La fantasia viene sfruttata ad arte, immergendo i Lupetti in un mondo fantastico: la Giungla di Kipling, dove i personaggi corrispondono ad altrettante tipologie di uomini ma, soprattutto v'é una presenza invisibile che domina e dirige e guida tutte le loro azioni: la Legge della Giungla.
La Giungla offre l'ambiente ideale per il gioco del Branco: ambiente fantastico in quanto derivato in noi dalla fantasia ed a questa facente appello nel Lupetto, nel quale il Capo Branco trova il suo posto.
I Lupetti sognano ad occhi aperti la storia, giocandola, e vengono naturalmente portati ad agire secondo i suoi personaggi, ne assimilano, ammirandole, le virtù, ed apprendendo a fuggirne, disprezzandoli. i difetti.
Come Mowgli abbandona il Branco quando ha ormai raggiunto un “carattere forte” e sente il richiamo della sua comunità naturale: gli uomini; così il “Lupetto”, acquisita una certa padronanza di sè e convinto d'essere capace di fare sempre “del suo meglio”, abbandonerà il Branco, ambiente fantastico popolato di tipi di riferimento, per salire al Reparto e vivere il periodo dell'avventura.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Accoglie i ragazzi e ragazze dai 12 ai 15 anni e s'identifica nel momento “avventuroso” dei giovane, tanto impegnato da tutta una serie di attività pratiche, tese a sviluppare la manualità e l'arte dell'arrangiarsi e dei far da sè.
Se nel Branco tutto era riferito ad Akela o agli altri personaggi dominanti la vita dei Lupetto: Baloo, Bagheera, ecc, nel Reparto i ragazzi scoprono il gusto dei far da soli: l'autogoverno, l'impegno personale sotteso da un alto senso dell'onore; scoprono la vita di Pattuglia, la prima comunità con regole ben definite e da loro stessi promulgate.
Ognuno ha in Pattuglia una Mansione e un Posto d'azione, il singolo scompare per immmedesimarsi nella Pattuglia, la vittoria della Pattuglia, in qualsiasi gara, crea una soddisfazione intensa in tutti i suoi componenti.
E, mentre gioca, l'Esploratore scopre quanto sia importante avere un gruppo di coetanei sicuri e fidati a cui fare riferimento; impara ad agire con “stile”, quel modo particolare di fare che lo distinguerà poi per tutta la vita.
Per il Capo Reparto si tratta di fare i salti mortali; è il periodo in cui il ragazzo è interiorizzato, cioè: Pensa!
Comincia nel ragazzo - fenomeno importantissimo - una totale rimessa in questione di tutto ciò che fino a questo momento egli aveva accettato, senza discussione.
Ancora bambino, egli non vuole più esserlo e non ama chi lo tratta come tale.
E’ il periodo delle contraddizioni: egoismo e generosità, docilità e insofferenza. brutalità e sete d'ideali. gioia rumorosa e malinconia profonda.
Il ragazzo non è più contento: perché non sa cosa vuole.
E’ tutto proiettato alla scoperta dei mondo e, prima ancora, alla scoperta di sè stesso. E’ continua in lui la ricerca dell'avventura, della attività, della fantasticheria, mediante le quali entra inconsciamente in possesso dei mondo.
Ha bisogno estremo di punti di riferimento ben definiti e nel “gioco dello scautismo” trova elementi di serietà per cui è disposto, tramite la Promessa, ad impegnare il suo onore per compiere i suoi doveri prefissati da un decalogo comportamentaie che rappresenterà un progetto di vita globale: la Legge Scout.
E’ questa Legge che rende diversi i ragazzi-esploratori in quanto genera in loro il concetto di ordine, di disciplina, lo stile e quella particolare gioia attiva che è tipica delle comunità scouts.
In questa fase educativa è più che mai determinante l'azione di collaborazione della famiglia; purtroppo, in pratica, si registra l'esatto opposto: a livello Esploratori la famiglia quasi scompare, cessa l'assiduità che caratterizzava i rapporti con i Capi dei Branco e, i rari contatti, sono più sollecitati che sentiti.
Ed è invece il periodo in cui il confronto costante fra situazione familiare e frequenza al Reparto, risulterebbe alquanto fruttuoso per il superamento di certe crisi personali, tipiche dell'età.
I ragazzi dai 12 ai 15 anni, sono tutt'altro che maturi; si trovano in balia di certi ciarlatani e mille sirene, disposti a farne di tutto, fuorché degli onesti cittadini.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Ma veniamo al terzo ed ultimo momento della formazione scaut:
Il Roverismo:
Il Giovane Esploratore ha raggiunto la coscienza “dell'essere preparato” ai problemi che la comunità gli riserverà e sente sempre più forte, l'esigenza di emergere dal gruppo, con una sua personalità ben distinta che dovrà saldarsi con quella degli altri uomini.
L'emblema rover è la forcola, i due rami esprimono, in antitesi, egoismo e carità; io scautismo aiuta il giovane ad una scelta definitiva per la sua vita: o inserirsi nella città degli uomini per trarne il massimo profitto e facendosi servire dagli uomini e dalle cose; o servire gli uomini e servirsi delle cose per elevare il grado di dignità esistenziale.
Nel superamento degli scogli che B.P. individua come ostacoli che s'intromettono nei cammino del rovers, il giovane impara ad educare la sua volontà e a temperare quel “carattere forte” che rimane l'obiettivo comune alle tre Branche.
Attraverso la vita di Compagnia, il giovane preciserà gradatamente il senso dei suoi doveri sociali; attraverso i contatti, le inchieste, i viaggi.
Imparerà cioè a conoscere non per soddisfare una sterile curiosità, ma per trovare il mezzo migliore per “servire”, per sentirsi parte di una comunità, sapere dove finiscono i diritti della propria libertà e cominciano i doveri.
Il Servizio prestato presso le Unità della Sezione è la prima risposta concreta che il giovane rover dà alla comunità che l'ha forgiato; l'abitudine ad un sacrificio proiettato nel tempo, lo renderà uomo più di cento altre esperienze di vita; imparando che la felicità deriva dai donare agli altri l'esuberanza acquisita da un metodo di vita che sprona all'ottimismo, alla tolleranza, alla comprensione ed al rispetto.
Oggi si parla anche troppo dei giovani, ma si parla per illustrare i mali che li colpiscono e le devianze di cui sono affetti.
Purché ci si guardi attorno e si abbia occhi per vedere, ci si accorge di quanta gioventù attenda solo una parola, una mano fraterna per intraprendere a camminare insieme.
Nei nostri rover, cerchiamo d'inculcare il concetto di continuità dei servizio che non deve essere un motivo occasionale come la Buona Azione del Lupetto o dell'Esploratore, ma dev'essere impegnativo nel tempo fino a diventare un metodo di vita.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Prima di tutto esso ha un obiettivo preciso e ambizioso: formare cittadini attivi e responsabili; lo Statuto dei C.N.G.E.I. pone fra gli scopi dell'Ente quello di educare la gioventù, con particolare riguardo allo spirito d'iniziativa e di risorsa, all'autodisciplina, al sentimento dell'onore e della dignità personale, nonché al senso della responsabilità e della solidarietà umana.
Lo scautismo, nello specifico dei C.N.G.E.I., ha come meta, quindi, di educare alle scelte coscienti e responsabili e offre ai ragazzi gli strumenti affinché essi ne acquisiscano la capacità.
Esso infatti propone un insieme di valori: libertà, autenticità, giustizia, fraternità, solidarietà, che sono alla base di tutta la formazione scout, Al ragazzo si chiede, da subito, un impegno personale che non è soltanto di tempo, ma è anche morale: gli si chiede cioè d'imparare a rispettare e ad attuare questi valori; impegno che assume forme diverse a seconda dell'età, ma che è, nella sostanza, sempre lo stesso e ha come punto fondamentale la dignità dell'uomo e il suo diritto alla autorealizzazione.
Lo scautismo esiste oggi in 118 Paesi, ma lo scautismo praticato in Svezia non è uguale a quello che viene praticato in Congo; la necessità dei giovani milanesi riguardo all'educazione non sono identiche a quelle dei giovani dei Mezzogiorno d'Italia. Ma si tratta pur sempre di scautismo, che ovunque viene praticato in nome degli stessi principi con l'ausilio degli stessi metodi e in vista di uno stesso scopo: formare il carattere dei giovani, affinché diventino buoni cittadini.
Nel mondo di oggi, in cui è troppo facile e forse allettante cadere nel disfattismo e nel disimpegno, queste sono risposte concrete, vere e valide perché sperimentate in tutte le latitudini in ottanta anni di attività.
Lo scoutismo, da quasi un secolo, affascina giovani e meno giovani di ogni parte della terra. Il movimento sorse in Inghilterra su iniziativa di Lord Robert Baden Powell, “Akela”.
Egli, prescindendo da qualsiasi ideologia politica o religiosa, intese preparare i giovani alla vita sociale infondendo loro un grandissimo amore per la natura, nonché l'apprendimento di saper badare a se stessi. Il movimento si sparse rapidamente in tutto il mondo favorito dai formarsi di sempre più numerosi gruppi giovanili.
Questi, seguendo una loro regola interna atta ad organizzarli ed a governarli autonomamente, promuovevano un'intensa attività fatta di escursioni, di campeggi ed altre forme di vita all'aperto.
Baden Powell costituì il primo gruppo scout nel 1908 ed in Italia il C.N.G.E.I. fu costituito nei 1912. Nel 1916 fu riconosciuto come Ente Morale con R.d.L. del 21 dicembre. Nello stesso anno, per iniziativa dell' Azione Cattolica Italiana, venne fondata l'associazione Scoutistica Cattolica Italiana (A.S.C.I.) che ebbe suo primo Capo Mario di Carpegna. Tra i gruppi costituitisi in Italia nei primo periodo dello scoutismo, è da annoverare anche quello di Rovereto, sorto nel lontano 1919, all'indomani della Prima Guerra mondiale.
Da allora non pochi esploratori ed esploratrici si temprarono nella disciplina educatrice della sezione cittadina. Essi, ormai uomini e donne maturi, alcuni anche anziani, ricordano con rimpianto e gratitudine gli anni lontani nei quali partecipavano alla vita della giovane associazione indossando il camiciotto verde, tenendo sul capo il tipico capellone alla boera con coccarda tricolore sui davanti ed avendo al collo il foulard annodato dai simbolico anello a forma di giglio.
Tutti questi entusiasti scout hanno inteso realizzare la presente pubblicazione nello spirito fraterno della tradizione per farne omaggio a quanti hanno offerto dedizione e passione per la migliore riuscita dello scoutismo roveretano.
In questo contesto, un particolare ricordo va subito ai soci fondatori Alessandro Lenner, Carlo Filippo Piovan ed Antonietta Giacomelli. I loro nomi da soli sarebbero sufficienti a testimoniare l'importanza educativa avuta dallo scoutismo roveretano nel corso dei decenni trascorsi fino a giungere ai nostri giorni. Furono, infatti, tre personalità che lasciarono profonda traccia della loro azione sia nell'ambito locale che in quello provinciale e nazionale.
La sezione C.N.G.E.I. roveretana nacque in un clima di comprensibile euforia patriottica. Due nomi echeggiavano per le contrade di tutta la penisola: il binomio Trento-Trieste, ai balconi delle cui case sventolava ormai libero il tricolore dopo decenni di soffocato ed epico irredentismo, nonché i nomi altrettanto cari di Damiano Chiesa, Fabio Filzi e Cesare Battisti.
Si respirava quest'atmosfera di entusiasmo, era tale l'esaltazione, da dimenticare quasi le macerie delle abitazioni crollate per le cannonate; io squallore dì quelle svuotate ladrescamente di ogni cosa asportabile dalla soldataglia sconfitta; il calvario delle famiglie internate per quattro anni nei campi profughi; il loro ritorno; i volti scavati dalla fame e dalle sofferenze. Sull'onda di quell'entusiasmo bisognava sanare le ferite e rimboccarsi le maniche per rimettere in piedi la città. Ed è ciò che si fece con grande fervore.
Come abbiamo già accennato, molta e di varia natura è stata l'attività della sezione. Purtroppo. non è mai stato tenuto un minuzioso diario di tale attività e quindi nel rievocarla si è dovuti ricorrere, accanto alla scarsa documentazione, a ricordi personali ed a scritti di personalità ed istituzioni scoutistiche e non, coi pericolo di incorrere in ripetizioni che, comunque, avvalorano l'assunto storico e la sua autenticità.
Crediamo di fare cosa gradita nel riportare integralmente uno scritto di allora, che accenna brevemente alla nascita della sezione, alla sua breve ma intensa attività ed alla sua forzata chiusura. Questo articolo ci riporta ai sentimenti che animavano gli scout. Sentimenti che non sono mutati nel tempo e che si tenta di concretizzare in queste pagine, dopo settanta anni di attività.
"Era stata fondata non appena rasserenatosi il cielo dalle nubi della guerra da un sottufficiale, di cui purtroppo è andata perduta ogni traccia. Egli gettò il seme fecondo dello scoutismo roveretano ed il primo nucleo di esploratori che ebbero l'onore di indossare il camicciotto verde andò ingrossandosi sempre più, tanto da diventare una fra le sezioni più vitali d'Italia.
Con l'appoggio morale e materiale dell'autorità militare, che aveva portato il tricolore anche entro le nostre mura, sbrecciate e sanguinanti, la sezione potè affrontare in pieno la vita scoutistica, precorrendo i tempi, soprattutto sul terreno degli sport invernali e dei campeggi, oggi tanto di moda. Infatti in quegli anni ormai lontani, ma sempre vicini al cuore, gli scouts di Rovereto, sull'esempio delle tradizioni dello scoutismo nordico, per primi effettuarono numerosi campeggi alpini, destando la curiosità e l'ammirazione di coloro che ebbero l'occasione di poterli visitare, e per primi diedero l'assalto, assieme a pochissimi dilettanti, ai campi di neve sugli altopiani.
Erano anni in cui i giovani amavano veramente la montagna e per conquistarla compivano sacrifici che oggi non si fanno più.
Gli scouts partivano il sabato, allora, alle ultime luci della sera e con il pesante sacco da montagna in spalle e gli scii, camminando per delle ore su per le impervie scorciatoie dei monti, raggiungevano la meta delle loro escursioni per piantare le tende nei boschi profumati di resina o per abbandonarsi sulle vergini distese bianche, del tutto sgombre da "visi pallidi".
Queste fatiche erano il loro riposo, dopo una settimana di battaglie con i libri di scuola o con gli attrezzi del lavoro, erano il loro premio più ambito. E la purezza della natura, la semplicità di quelle poche ore trascorse lassù in gioiosa libertà e serenità, l'intima e impagabile soddisfazione di quei ”giochi scout”, costituiscono tutt'oggi per quei giovani divenuti uomini, le più belle pagine del loro album dei ricordi.
Ma la montagna non fu l'unico obiettivo, e fedeli al principio dell'autosuffícienza e dell'autodisciplina, gli esploratori di quella prima sezione appresero anche a bastare a se stessi e nei duri anni che seguirono, il prezioso patrimonio di nozioni pratiche acquisite quando erano ancora ragazzi, fu per loro di valido ausilio nel superamento di tante difficoltà.
Soldati di terra di mare di cielo, prigionieri nei campi di concentramento, civili investiti di responsabilità, essi hanno ovunque dato prova di generoso altruismo, d'intraprendenza, di volontà e molti di essi hanno scritto il loro nome nell'albo d'oro nazionale. Fra essi ci sia consentito ricordare la medaglia d'oro Mario Rigatti e la medaglia d'argento Ettore Valenti, che furono di quella antica sezione due preziosi animatori. Poi giunse il traguardo della “jungla silente” ed i camiciotti verdi, i cinturoni col giglio, il cappellone a larghe tese, indossati con tanto orgoglio, parve dovessero tramontare per sempre."
(tratto da “Scoutismo Roveretano”, pubblicato nel 1959)
Chi non ha sentito parlare o chi non conosce, attraverso le sue numerose pubblicazioni, la “Nonna” delle U.N.G.E.I.. Antonietta Giacomelli ?
Nata a Treviso il 15 agosto 1857, era figlia di Maria Rosmini, cugina dei famoso filosofo roveretano Antonio Rosmini. Suo padre, Angelo Giacomelli, patriota insigne, fu imprigionato dagli austriaci nelle carceri politiche di S, Severo e nel Castello di Mantova. Fu, in seguito, uno dei primi Prefetti d'Italia.
Sua madre era donna di tali virtù da meritare, appena sedicenne, di essere presentata ad Alessandro Manzoni dallo stesso Antonio Rosmini con le lusinghiere parole “ecco la mia maestra”.
Antonietta, maturata alla scuola di valenti maestri e animata da sincero fervore di nuove conoscenze, fu una scrittrice insigne, autrice di numerose opere ispirate dalla sua cristallina fede e dalla sua umana comprensione.
Molti scrittori sarebbero stati orgogliosi di meritare un giudizio autorevole ed affettuoso come quello che Benedetto Croce le dedicò nelle pagine della “Letteratura della Nuova Italia”. Un libro e una piccola antologia di pagine religiose, che aveva scritto con grande fede cattolica, fu messo all'indice. Il suo dolore fu grande, il più grande della sua vita, ma si consolò pensando alle poco cristiane amarezze che anche Antonio Rosmini dovette subire,
Impegnata nella collaborazione con varie riviste, visse in comunità di lavoro con Antonio Fogazzaro, con Giulio Salvatori e con molti altri grandi scrittori.
Assecondando il desiderio della madre, ormai anziana e vedova, di trascorrere un periodo di tempo nella città che aveva dato loro i natali, si trasferì a Rovereto nell'agosto del 1909 e vi rimase fino all'approssimarsi dello scoppio della guerra.
Si trasferì quindi, sempre con la madre, a Treviso e poi a Milano dove si prodigò come crocerossina nell'ospedale di Porta Vigentina. In quel periodo di ansie pubblicò uno dei suoi libri migliori, “Vigilia d'Armi”, dedicato, come gli altri alle donne, perchè non perdessero mai la fede nel bene.
All'indomani dell'armistizio le due donne furono nuovamente a Rovereto, in quella casa Rosmini che nascondeva tanti ricordi.
Nella nostra città fondò la sezione roveretana dell'Unione Nazionale Giovani Esploratrici italiane. La sezione ebbe un tale successo che ben presto divenne la più importante d'Italia e Antonietta, soprannominata la “Nonna”, divenne Commissaria Nazionale dell'U.N.G.E.I.. Per merito suo a Rovereto venne pubblicata la rivista mensile “Sii Preparata”, organo ufficiale delle Giovani Esploratrici Italiane. La redazione era al n° 5 di Corso Rosmini e l'amministrazione a n° 11 di via Dante.
L'attività di questa sezione fu molto intensa in tanti campi, ma in modo particolare nelle manifestazioni patriottiche, che la trovarono sempre presente al pari degli esploratori.
Furono organizzate manifestazioni a carattere nazionale quali i campi estivi, in modo particolare nella zona di Folgaria. Questa attività continuò felicemente finché il fascismo non decretò lo scioglimento di tutte le associazioni non direttamente controllate dal partito. L'anno dopo io scioglimento della sezione la madre di Antonietta morì all'età di 91 anni. Rimasta sola Antonietta tornò nuovamente alla sua Treviso prima, poi a Venezia e ad Asolo, portando ovunque note particolari di forza, di rettitudine, di amore per i poveri, per le quali si distinse sempre. E visse da povera, e per parecchio tempo, fra i poveri. Poi, presa forse da nostalgia della nostra terra, ritornò.
In questo suo ultimo periodo di vita fondò una nuova sezione scout di formazione cattolica, le Guide, alle quali direttamente diede la sua attività, sognando di poter fondere, un giorno, le Guide e le Esploratrici.
Ebbe doti di cuore come i pochi eletti. Profondamente religiosa visse sempre dirigendo la sua opera secondo il Vangelo di Cristo: generosa, amò veramente i poveri e per essi rinunciò a tutto quello che non era strettamene necessario. Vicino a lei si sentiva il disagio per quel poco che si fa per gli altri e si provava un profondo senso di riverenza per la sua opera.
Nel 1942 la provvida generosità di Papa Pio XII permise (caso se non unico, assai raro) che il libro di preghiere venisse ristampato in una nuova edizione con il titolo “in regno Cristi”.
Ospitata dalle Suore di Maria Bambina che la veneravano, morì il 10 dicembre 1949 fra il rimpianto di tutti quelli che la conobbero per le sue eccezionali doti di cuore e di ingegno. La ricordiamo sul suo letto di morte, limpida nei pensiero, forte come sempre anche fra i dolori che la torturavano, povera Nonna, e ancor piena di volontà di lavorare. Aveva 92 anni. All'atto della sepoltura gli esploratori e le “sue” esploratrici si disposero attorno alla fossa ed intonarono il Canto dell'Addio, fra la commozione di tutti i presenti.
Scompariva con lei una donna, una grande persona, una figura eletta, ma non scomparivano assieme a Lei la sua bontà, la sua voglia di operare per il bene dei più deboli, il suo grande ideale di fraternità.
La Sezione di Rovereto fu fondata dalla nostra Antonietta nel marzo dei 1920 ed ebbe a capo Amelia Filzi, madre degli eroi Fabio e Fausto.
Tale Sezione, per l'entusiastico ardore di chi se ne occupava, assunse ben presto, sia per gli incarichi di propaganda affidati dalla Presidente generale dell'Opera alla signorina Giacomelli, sia per le ispirate innovazioni, proposte da Mamma Filzi e dalla stessa signorina, nell'organismo dell'associazione, un posto di primo piano, non già, si capisce, per pretese locali di comando, ma come logica conseguenza degli insuperabili esempi che si offrivano.
Fu, di fatto, Antonietta Giacomelli, che , dopo avere steso con la sua agile penna gli indovinati articoli: Le Giovinette Esploratrici (marzo 1920), Dopo un anno (Aprile 1921). Dopo due anni (aprile 1922), accettò, pur con suo non lieve sacrificio, di compilare il Manuale per le Organizzatrici, Dirigenti ed Istruttrici dell'Unione Nazionale. Quest'ultima, per i deliberati del Convegno Internazionale Scout, tenutosi a Parigi nel 1922, era divenuta, sia per lo Statuto come per i Regolamenti, libera ed autonoma ed aveva sostituito (su proposta della stessa Giacomelli) al nome, in realtà poco esatto, di Esploratrici, quello più chiaro e impegnativo di Volontarie e aggiunto alla comune parola d'ordine Sii preparata, il bel motto cavalleresco Servire.
Con l'occasione di tali riforme si stabilì anche la nuova cerchia delle aderenti scout, dividendole in Primule e in Volontarie, cui più tardi si aggiunse la categoria delle Fide, e ciascuna con un suo particolare Decalogo e una sua nobilissima, particolare Promessa.
Come primo Presidente era stato nominato il cav. Marco Piovan, padre dell'esploratore Virgilio, morto prematuramente nei 1921, alla vigilia dei primo campeggio organizzato dalla nostra sezione a S. Giacomo sui monte Baldo. A Piovan si affiancava Alessandro Lenner ed assieme iniziavano l'attività scoutistica della sezione. In poco tempo gli iscritti raggiungevano le trenta unità. La sezione veniva riconosciuta ufficialmente dalla Sede Centrale di Roma il 6 maggio 1919.
La prima sede si istituiva in via Tartarotti all'ultimo piano dei palazzo Todeschi, da dove passava poi in casa Baroni a fianco dei Municipio, quindi in un locale del palazzo dell'istruzione in corso Bettini e per ultimo in uno scantinato dell'istituto Magistrale in corso Rosmini, ove si metteva a disposizione dei ragazzi anche la retrostante palestra.
In questo periodo iniziale di vita della sezione, l'attività si rivolgeva, come si è accennato, ai campeggi.
Il materiale necessario, cioè tende, coperte, brandine, pentolame ecc., veniva fornito dalle truppe di stanza in città e trasportato con i loro muli e relativi conducenti, di volta in volta messi a disposizione della sezione.
Non si contano i cittadini di ogni ceto che, in un modo o nell'altro, intervenivano con aiuti di vario genere, affiancando e sostenendo l'attività della sezione. Capo Reparto era Mario Deflorian, fratello di Silvio, che in seguito, avrebbe coperto un ruolo molto importante nella sezione; Arrigo de Bertoldi di Borgo Sacco copriva la carica di Vice Capo Reparto.
In sintonia con la didattica scoutistica, durante il campeggio si svolgevano lezioni di studio dei terreno, orientamento diurno e notturno con e senza bussola, studio della flora e fauna dei luogo, preparazione di attrezzature di fortuna per il pernottamento ed il soggiorno in montagna, uso delle corde e dei nodi per arrampicata, pronto soccorso e pratica di cucina, gare di resistenza nella corsa ed in altri esercizi ginnici.
Dopo la prima felice esperienza, nel successivo 1922 si effettuava, sul monte Scanuppia, un secondo campeggio presso Malga Palazzo. Anche in questa occasione interveniva l'esercito a dare un aiuto agli scout; dirigeva il campeggio il noto professore di educazione fisica Arturo Conzatti.
Nel 1923 la sezione partecipava al campo nazionale di Andalo ed otteneva il primo premio per la costruzione di un attendamento, detto “la zeriba”.
Nei 1924 la sezione si recava ai campo nazionale organizzato in Sardegna. Nel 1925 e 1926 i campeggi venivano fatti in Serrada.
In quel periodo in sezione si sviluppava con molto interesse, oltre all'attività estiva, anche una intensa attività invernale, nei periodi delle vacanze scolastiche, grazie ad un altro benemerito dello scoutismo roveretano, Diego Costa, che metteva a disposizione dei giovani alcuni locali della sua casa di Serrada. In quelle occasioni si praticava lo sci puro, con lunghe camminate con gli sci ai piedi e poi le belle scivolare sui prati di Fondo Grande e della Martinella o fra le abetaie della zona che ancora non conoscevano io scempio delle seggiovie e degli skilift e la massiccia invasione dei così detti sportivi della neve dei giorni nostri.
In città gli scout erano sempre a disposizione per cerimonie patriottiche all'Ossario di Castel Dante oppure al Museo Storico della Guerra. Su proposta della Croce Rossa Italiana e la sollecitazione di Antonietta Giacomelli, di Paola Orsi e di Luigina Jacob, allora dirigenti della U. N. G. E. I. , tutti gli aderenti alla sezione avevano infatti partecipato al recupero delle salme dei soldati italiani e stranieri caduti sullo Zugna e sul Finonchio, durante la prima guerra mondiale, per tumularli poi nell'Ossario di Castel Dante.
A quel tempo la divisa degli scout era molto simile a quella dei soldati di fanteria. Solamente nel 1924 fu introdotta la vera e propria divisa scout. Ciascuno, per proprio conto, doveva provvedere al camiciotto verde, ai pantaloncini di velluto marroni, ai calzettoni ed al cappellone, indumenti questi, eguali per tutti gli scout, mentre un foulard diverso distingueva lupetti, esploratori, rover, senior.
Poco dopo la nascita della sezione, al suo interno si costituì pure una Fanfara Scout ad iniziativa di Umberto Fadanelli, presidente della sezione nel 1923. La Fanfara veniva sempre accolta con entusiasmo dai cittadini quando passava per le vie davanti alle pattuglie scout.
Importante ricordare, in quegli anni, la partecipazione allo Jamboree.Internazionale svoltosi a Parigi, dei roveretani Diego Costa e Silvio Frisinghelli e di uno scout di Roma quali rappresentanti dello scoutismo italiano.
La sezione purtroppo era costretta, dagli eventi politici, a sciogliersi nel 1927 quando contava 55 iscritti effettivi. La bandiera della sezione veniva consegnata alla direzione dei Museo Storico della Guerra, con una solenne e mesta cerimonia carica di nostalgia e di bei ricordi. Pubblichiamo più avanti l'articolo apparso su “il Gazzettino di Venezia”, nei quale si riportava la cronaca di quell'importante momento.
Il periodo che seguì, fino al 1945, veniva indicato in gergo scout, il periodo della “Jungla Silente”, rifacendosi al modo di esprimersi di Kipling nel suo “Libro della Jungla”. Da allora in poi, per tutto il ventennio dominato dal fascismo, l'attività scoutistica non era più ammessa, ma gli scout roveretani la svolgevano ugualmente in modo clandestino fino al 1940. Si formava infatti una Associazione con una sigla che non lasciava dubbi: società Giovani Escursionisti Italiani. La società GEI organizzò parecchi campeggi e gite in montagna e, nella solitudine di quei momenti, i partecipanti facevano rivivere la loro passione per tutto ciò che era scoutismo. Fra loro c'erano uomini e ragazzi di ogni formazione politica e sociale, ma nessuno fece mai parola con altri di questa attività che era chiaramente contro i dettami dei potere di quegli anni e che poteva portare agli arresti chi la praticava.
Solo dopo la fine della guerra si seppe che in campo nazionale erano sorti gruppi spontanei formati dagli scout. Come riportato dal fascicolo “I Giovani Esploratori Italiani” di Fabrizio Marinelli, a Torino vi era il Gruppo Escursionisti Italiani; a Firenze il Gruppo Escursionisti indipendenti; a Trieste il Gruppo Escursionisti Indomito, di cui esiste ancora oggi la bandiera presso il Centro Forniture Scout di Milano; a Pesaro le Aquile Azzurre; a Roma il Gruppo Lupercale. Tutti questi gruppi clandestini cessarono le loro attività nel 1940, come il nostro gruppo, con l'inizio della seconda guerra mondiale.
Il 7 aprile 1927 fu una data triste per io scoutismo nazionale: le vicende politiche avevano imposto lo scioglimento delle organizzazioni scoutistiche italiane.
"È arrivato il momento di sospendere il vostro lavoro di volontari dei dovere e di lasciarci”: così scriveva nei suo proclama il Commissario Diego Costa. li 1 0 aprile, ultima adunata in divisa cui partecipavano ben 55 iscritti: era un commiato, ma in tutti era tacito desiderio di riprendere un giorno l'attività forzatamente sospesa. Per lunghi anni i camiciotti verdi erano solo un ricordo nostalgico. L'Italia attraversava ore tristi. Un'altra guerra sanguinosa seminava odio, lutti e rovine.
L'atmosfera in cui si svolgeva quel triste commiato è rispecchiata dalla cronaca di quell'ultima adunata, di cui diamo parte dei resoconto apparso sul “Gazzettino”, dei 13 aprile dei 1927, gelosamente conservato nella sede della sezione. A fianco dell'articolo vi sono le firme di tutti gli esploratori presenti alla riunione.
Lo scioglimento degli Esploratori
Per domenica mattina alle ore 9.30 era stata stabilita l'ultima adunata dei nostri giovani Esploratori Nazionali che si riunirono per salutarsi vicendevolmente prima di lasciarsi.
All'appello dei capi nessuno volle mancare e ben 55 G.E.I. risposero al richiamo seguiti dai numerosi amici e familiari. Il tempo non volle favorire la cerimonia che doveva aver luogo al Campo Sportivo di via Giardini, per cui l'adunata si effettuò all'interno della Palestra di Ginnastica di via Manzoni. 1 bravi giovinetti della Sezione, allineati su due file con accanto i “Lupetti” e le loro bandiere decorate apparivano molto commossi.
L'ultimo saluto
Il commissario sig. Diego Costa con il capo reparto sig. Arrigo de Bertoldi e i membri della Commissione Amministrativa attorniavano il Presidente della sezione sig. Umberto Fadanelli che dopo aver salutati i piccoli radunati distribuì a tutti le economie raggranellate in tanti anni.
Il commissario sig. Costa, con voce calma e sicura partecipa l'ordine dei Capi di Roma con il quale i bravi Gei erano sciolti.
“Sono incaricato - conclude fra la generale commozione - di portarvi il saluto sincero del vostro papà Akela, del sig. Commissario internazionale il vostro carissimo Pirotta, e di baciarvi tutti, e di dirvi addio con la persuasione ferma, che ciò non arresterà in nessun modo il vostro bello slancio di idealità e di fede verso Dio, la Patria e la Famiglia!”.
Un commosso applauso saluta le belle parole del signor Costa, che pregava poi il Capo Reparto sig. Arrigo de Bertoldi di leggere il saluto del Commissario Nazionale comm. dott. Villetti.
“Come la raffica che percuote il bosco, saggia la resistenza degli alberi, e ne vediamo di quelli che dinanzi si mostravano imponenti nella loro grandezza, spezzati e caduti insieme ai deboli, perché in essi si nascondeva sotto la scorza la tarlatura dalle fibre, così nella nostra giungla cadono solo coloro che della nostra legge conoscono l'esteriorità e non la forza.
“Ma voi, miei carissimi Esploratori e Lupetti che dall'esempio magnifico dei vostri capi buoni ne avete penetrato lo spirito reale e le sue alte idealità, voi rigogliosi continuerete a fiorire nel bene. Voi potete dolervi di veder sciolte le nostre benemerite sezioni, e questo sentimento è naturale e bello, ma io Vi dico: rammentate che alla meta del bene si può arrivare per strade diverse. La giovinezza sta nell'accettare e nel violare il destino. Noi tutti abbiamo fatta solenne promessa, ad ogni anno rinnovata, di essere rispettosi e ossequienti alle leggi della Patria. Oggi dobbiamo dimostrare con i fatti il valore reale della nostra preparazione e obbedire anche se questa obbedienza ci può essere grave.
“Vi abbiamo insegnato ad obbedire ai capi ed a compiere tutto il vostro dovere mantenendovi sereni anche davanti alle difficoltà. In questo momento, per noi solenne, stiamo per separarci, ricordiamo la parola e l'esempio sublime di un grande: “l'obbedisco” che l'Eroe dei due mondi rispose agli ordini del Padre della Patria.
Conservate sacro l'impegno solenne di amare Iddio, i Genitori e la Patria, impegno che rispetterete comunque e dovunque la vostra vita si esplichi: conservate grato il ricordo dei vostri capi e dei vostri compagni fra cui primeggia l'Augusto Primo Esploratore d'Italia, che anche in questo momento ha voluto essere tra noi, conservate puro il pensiero e puri gli atti vostri, come il giglio con l'aquila sabauda che è il nostro simbolo. Così noi resteremo idealmente uniti nei sentimenti del dovere e del bene, anche se divisi, e dal ricordo dei nostri gloriosi compagni che alla Patria fecero olocausto della loro giovinezza trarremo esempio al nostro dovere.
“Questo è il comandamento che nel salutarvi vi fa il vostro capo”.
Il Commissario Nazionale
Il Presidente sig. Umberto Fadanelli, pregato dal Commissario, rievoca i primi tempi dei dopo guerra e fra l'attenzione generale dice: “Quando il tricolore era ragione di oltraggi e di peggio, ricordo che esso veniva sempre sventolato dagli esploratori nazionali che sprezzanti di ogni pericolo attraversavano intenzionalmente i rioni più faziosi per avviarsi alle loro esercitazioni con le bandiere spiegate al vento.” Il sig. Fadanelli rievoca poi diversi episodi cui furono attori gli esploratori al tempo in cui la patria era menomata ed offesa. Coloro che oggi non sentono la bellezza di questa istituzione ricordino le benemerenze civili e patriottiche degli esploratori nazionali riconosciute alla Camera durante la discussione sull'Opera Nazionale Balilia. Essi ignorano il sangue glorioso di una nostra Medaglia d'Oro, di trenta e più medaglie al Valore, dei cento e più nostri caduti sul Piave. Nell'animo saldo e forte degli esploratori vibrò sempre intenso l'amor di patria. In questo amore, oggi misconosciuti ed offesi, rinnoviamo la promessa di fare sempre il nostro dovere e di essere degni della patria e per degnamente servirla. Il Presidente dopo l'applauso riprende la parola e ricorda l'attività della sezione di Rovereto sorta nel 1919 affrontando i pericoli dì quei giorni crìtici. Ricorda l'ex Presidente, cav. Marco Piovan e suo figlio Virgiglio, morto prima dei campeggio nel 1920. Ricorda l'attività della sezione fatta presso il Castello ed all'Ossario dal quale avevano preso in consegna parte dei cimiteri. La presenza annuale alla cerimonia di Passo Buole. Ricorda l'attività invernale ed i campeggi nell'ultimo dei quali si ebbero 45 iscritti. li giovane Rino Fadanelli, per incarico dei suoi compagni, porge al suo Commissario Diego Costa un magnifico mazzo di fiori e un artistico album con le firme di tutti i ragazzi. Il Commissario commosso ringrazia.
La sfilata
Un applauso saluta le parole del sig. Costa e quindi la Fanfaretta suona allegre canzoni mentre delle signorine, quando gli esploratori si ebbero disposti a bivacco, distribuirono loro dei confetti. Ma eccoli Pronti e precisi al comando per l'ultima sfilata.
Piove a dirotto. Fanfara in testa i giovani s'inquadrano e percorrono le vie della città e salgono al Castello per consegnare le bandiere alla Direzione del Museo.
Sempre uniti ed ordinatissimi, sotto una pioggia torrenziale, vollero portare il loro ultimo omaggio alla lapide dei Caduti e dopo questo doveroso tributo si radunarono nella sede sociale, Il Commissario sig. Costa rivolse loro le ultime affettuose parole, magnificando l'attività del presidente Fadanelli, che fu l'anima e l'ausilio di ogni attività, ricordando il magnifico esito avuto dalla Sezione che fu spesso citata all'ordine del giorno. Un ultimo applauso corona le parole del Commissario. La Sezione era sciolta."
Sciolta nei ranghi, non nello spirito, che visse sempre sotto la cenere per riaccendersi al primo soffio di libertà.
Nell'aprile dei 1945, lungo la strada che da Serrada porta a Rovereto, mentre scendevano a piedi verso la città, Diego Costa e Remo Farinati si proponevano di ricostituire la sezione C.N.G.E.I. e far rinascere la fiamma dello scoutismo a Rovereto. Rimettevano al vecchio posto, in via Rialto, l'albo murale della sezione con esposto un avviso che invitava i giovani roveretani a partecipare e ad iscriversi alle attività della sezione appena ricostruita.
I primi iscritti furono gli scout che avevano partecipato alla vita della sezione prima della chiusura dei 1927. Qualcuno iscrisse anche i propri figli. Poi si aggregarono ragazzi un pò sbandati ed altri, attirati dai fatto che la sezione disponeva degli aiuti alimentari messi a disposizione dall'U.N.R.R.A. (United Nations Relief and Reabilitation Administration), Ente delle Nazioni Unite per il soccorso e la riabilitazione, e che venivano distribuiti gratuitamente.
Fino alla formazione vera e propria della sezione, la sede era situata presso l'abitazione di Remo Farinati, in via Rialto. Poi la sezione aumentò notevolmente i propri iscritti ed il sindaco Schettini concesse i locali seminterrati della scuole elementari di via Tartarotti. Commissario fu nominato Diego Costa e Presidente il dentista Osvaldo Manfredi. In quell'anno si iscrivevano Aldo Maffei, Luigi Gazzi e Pio Righi che, per la loro capacità di dirigere, in breve tempo venivano nominati Capi Unità.
Nei mesi di giugno e luglio la sezione organizzava presso la colonia diurna al bosco della città, dei pomeriggi di studio e gioco per i ragazzi della città con la distribuzione gratuita dei pasti. Questi ragazzi partivano dalla città al mattino a piedi e rientravano la sera sempre accompagnati o controllati dai nosrtri capi scout. Naturaimente qualcuno di loro in seguito divenne scout. In agosto veniva organizzato il campeggio della sezione, primo in campo nazionale, con quaranta partecipanti. L'attività della sezione si normalizzava con lezioni di teoria e pratica dello scoutismo. Anche i rapporti con la Sede Centrale, all'inizio molto scarsi, venivano ripresi con normalità. In questo anno il senior Silvio Deflorian, maestro di musica, conosciute e provate le doti canore di un gruppo di sette scout, formava il Coro G.E.I. che in seguito divenne molto conosciuto ed apprezzato in tutta Italia.
1946
Diego Costa veniva nominato Commissario Regionale e Remo Farinati subentrava nella carica di Commissario di Sezione. Rimanevano in carica Aldo Maffei, Pio Righi, Luigi Gazzi ai quali si affiancavano il maestro Giuseppe Toldo ed il professar Giovanni Barozzi. La sezione partecipava ad un campo regionale a Cles, nella speranza, andata poi delusa, di formare una sezione G.E.I. in quella cittadina. Il campeggio estivo veniva organizzato a Folgaria per gli scout e a Serrada per le U.N.G.E.I..
La sezione pubblicava una serie di 20 cartoline, disegnate da Diego Costa, riproducenti attività scoutistiche e pioneristiche, o momenti dì vita di campo. Le cartoline riscontrarono il favore degli scout che ne fecero motivo di scambio per le loro collezioni.
Gli scout avevano necessità di tende da campo e tramite Amedeo Costa, fratello di Diego, l'esercito americano donava tre grandi tende da 15 posti, di cui una esiste ancora, risolvendo così il preoccupante problema.
1947
A seguito dell'interessamento di Mario Rigatti, Amedeo Costa faceva ottenere, fra la sezione di Rovereto ed il signor Guido Cappelletti, il contratto di locazione per 15 anni, della “casermetta” del Forte di Sommo Alto di Folgaria. Quindi, a sue spese, ristrutturava la costruzione, ridotta quasi ad un rudere, e la consegnava alla sezione.
La “Casa Alpina”, così veniva chiamata, diede un nuovo impulso alla sezione in campo nazionale ed internazionale con l'organizzazione di incontri e campeggi sia estivi che invernali, ottenendo da ogni parte grandi riconoscimenti per l'attività che vi si svolgeva.
Durante il campeggio estivo, svoltosi a Serrada, gli scout trasportavano, a piedi e in spalla, gran parte dei materiale necessario per arredare la Casa Alpina. Al campo veniva a far visita il Capo Scout,Luigi Pirotta che si complimentava con gli scout e con gli organizzatori per l'efficienza. All'adunata consegnava personalmente agli scout roveretani i distintivi di passaggio di classe e delle specialità.
In quell'inverno le nostre esploratrici organizzavano con la sezione U.N.G.E.I. di Roma, il primo campeggio invernale a Serrada, nella casa di Diego Costa, messa a loro disposizione.
1948
Molto intensa era stata la preparazione teorica e pratica degli scout, specialmente per quanto riguardava la pionieristica, in vista del Jamboree Nazionale di Salice d'Ulzio, in Piemonte, dove il nostro Coro si aggiudicava il primo premio ai concorso per cori scout. li trasporto dei materiale necessario al campeggio io offriva gratuitamente Amedeo Costa, propietario della Società di trasporti Saetta. Durante il campo il Commissario Farinati ed il Capo Reparto Giuseppe Toldo prendevano contatti con i responsabili della sezione di Torino per uno scambio di rapporti di attività e visita alle rispettive città, Dopo il campeggio di Salice d'Ulzio, la sezione veniva ospitata per cinque giorni a Torino ed il nostro Coro GEI veniva invitato alla sede della RAI dove incideva su disco il proprio repertorio di canzoni scout e canti della montagna.
Il Capo Clan, signor Corso Bellini, metteva a disposizione dei locali di sua proprietà in via Roma, per la sede Clan dei Seniores (attualmente occupati dal laboratorio della pasticceria Andreatta).
1949
Al passo di Monte Rovere (Lavarone) presso la malga Zocchi veniva organizzato un campeggio regionale assieme alle sezioni di Trento e di Bolzano, con la partecipazione particolare, per una settimana, della sezione scout francese di Antibes, con la quale però non si ebbero in seguito altri contatti. Capo campo era il Presidente della sezione di Trento, dottor Scipio Stenico ed i partecipanti della sezione di Bolzano, essendo una quindicina, erano a carico della sezione di Trento per quanto riguardava il vitto e la corvèe mentre venivano con la nostra sezione per svolgere tutte le attività scoutistiche.
1950
Il campeggio si effettuava presso il passo S. Pellegrino (Moena) assieme alla sezione di Torino, appositamente invitata dal nostro Commissario per dar corso agli scambi concordati nel 1948. Assieme a loro venivano organizzate sulle montagne della zona diverse escursioni, con qualche uscita notturna, tempo permettendo, per io studio delle stelle. Gli scout si meravigliarono molto della nostra preparazione per le marce notturne, per la conoscenza dell'orientamento notturno e dell'emisfero celeste. li tempo inclemente aveva riservato per questo campeggio molti giorni di pioggia, ma si riuscì egualmente a fare delle bellissime gite sulla Vallaccia ed al lago di Carezza.
li nostro Coro veniva invitato per un concerto a Bologna ed a Roma dove si esibiva a Palazzo Barberini alla presenza delle autorità nazionali e della nobiltà romana, ottenendo uno strepitoso successo. Per l'occasione il Coro veniva invitato alla sede RAI per la registrazione delle canzoni di repertorio. Gli accordi organizzativi per il concerto erano portati a conclusione, dopo mesi di trattative, dal signor Mario Gazzini che, fin dalla sua iscrizione, nel 1924, era stato un prezioso collaboratore della sezione. E’ da ricordare che il fratello Vasco, anche lui vecchio scout, aveva trovato fra i documenti lasciati da Mario il certificato originale della costituzione della sezione di Rovereto, che noi ci pregiamo di pubblicare.
Da parecchi anni, in via Mazzini, il signor Luigi Sartori (detto Bazom), aveva ideato e costruito un presepio con dei personaggi e dei gruppi in movimento, facendo vedere “dal vivo” quanto accadeva in un giorno e una notte nello scenario di favola della nascita di Gesù Bambino. Lo spettacolo dei Presepio Meccanico era aperto al pubblico nel periodo natalizio ed era la gioia di tutti i visitatori grandi e piccini. Alla morte dei signor Sartori i nostri scout acquistavano dagli eredi il presepio con la lodevole intenzione di migliorarlo e di continuare l'attività promossa dal sig. Sartori. Aveva così inizio nel 1950 la “storia” del Presepio Meccanico G.E.I. che ogni due o tre anni veniva modificato e migliorato nello scenario o nei movimenti per renderlo più bello, nuovo ed interessante agli occhi degli spettatori sempre molto numerosi.
1951
La sezione di Torino ricambiando la nostra ospitalità ci invitava a visitare la città. Gli scout venivano alloggiati presso il “Marinaretto” (ex sede della G. I. L.), che si trovava lungo il Po vicino ai parco Valentino. Per i pasti erano ospiti presso le varie famiglie degli amici torinesi. Dopo una permanenza di cinque giorni in città, le due sezioni si trasferivano in vai di Susa per altri cinque giorni di campeggio in comune. Fu un'esperienza veramente unica ed entusiasmante per tutti.
1952
Il Coro G.E.I. partecipava, sia come interpretazione sia come colonna sonora con le proprie canzoni ad un lungometraggio fatto per conto dei G.A.R. (Gruppo Aeromodellisti Roveretano), che documentava le gare internazionali di aeromodellismo che si svolgevano ogni anno a Sommo Alto di Folgaria, con grande partecipazione di concorrenti. Gli scout roveretani in tali occasioni prestavano servizio per preparare i pasti per i concorrenti, come pure mettevano a disposizione parecchie pattuglie, dislocate sui monti che circondavano la zona, quali la Martinella, il monte Maggio, il passo Coe ed il monte Torraro, per il recupero di quegli aeromodelli che andavano a cadere troppo lontano dal punto di lancio. Successivamente sul posto stesso veniva organizzato il campeggio estivo della sezione.
In autunno alla Casa Alpina si riuniva un numeroso gruppo di dirigenti scout francesi, belgi, svizzeri, tedeschi, austriaci e olandesi con l'intento di organizzare un campo invernale proprio alla Casa Alpina. Il risultato fu che vennero a passare le vacanze di natale una ventina di scout francesi della sezione di Parigi assieme ad un piccolo gruppo di tedeschi della sezione di Francoforte e di Bad Achen. Assieme ai nostri scout vi erano alcuni rappresentanti della sezione di Torino e di Padova. In quei 15 giorni dì vacanze spensierate sulla neve dei Sommo Alto, quasi isolati dalle vicende di tutti i giorni (esisteva solo la seggiovia dei Francolini e non c'erano skilift, come pure non c'erano radio e televisione), si vennero a formare molte amicizie che durarono poi negli anni. Gli scout francesi prima della partenza si fermarono a Rovereto per alcuni giorni per visitare la città.
1953
La sezione otteneva di potersi trasferire con la sede presso l'ex convento delle suore Salesiane, che negli anni della seconda guerra mondiale era diventato la caserma dell'artiglieria da montagna (attuale stazione delle corriere e condominio di via Paoli). Gli scout quindi si mettevano al lavoro di buona lena per adeguare io stabile alle esigenze delle varie Unità che componevano la sezione. Anche quell'anno il campeggio veniva fatto presso la nostra Casa Alpina di Folgaria.
1954
Alla presenza delle autorità cittadine e delle rappresentanze delle sezioni G.E.I. di Trento e Vicenza, veniva inaugurata la nuova sede scout presso l'ex convento delle Salesiane. In esso erano sistemati ì lupetti, gli esploratori, i rover ed i senior. Sempre nella stessa ala dello stabile venivano sistemate le U.N.G.E.I. con una loro sede indipendente. Le nostre fatiche avevano ancora una volta dato i risultati che tutti si aspettavano.
Il campeggio veniva organizzato e diretto dai capi Giorgio Campregher ed Enzo Valduga, in quanto Farinati non poteva essere presente per impegni di lavoro. D'altra parte era giusto mettere alla prova anche le capacità dei giovani che stavano emergendo.
1955
Nella primavera di quell'anno e precisamente il 19 maggio, venne va affidata alla nostra sezione la manutenzione della Zona Sacra di Castel Dante e Costa Violina, sulle pendici dei monte Zugna.
Alla cerimonia ufficiale volle presenziare la sorella dei Martire, anch'Ella esploratrice quando era giovane, dando cosa alla manifestazione maggior solennità, in quanto la Sua presenza non era stata annunciata. Erano presenti le autorità cittadine e quelle militari assieme ad una compagnia dell'Artiglieria di stanza a Trento, ex combattenti e naturalmente i nostri scout che organizzavano per l'occasione la distribuzione di un “rancio” per tutti i presenti.
Al campeggio estivo venivano invitate le sezioni di Bari e di Barletta dirette rispettivamente dal Commissario Ten. Col. Eugenio Canudo e dal prof. Di Pinto. Il campeggio veniva diviso in due gruppi: gli esploratori ed i rover si accampavano a Francolini di Folgaria ed i lupetti con le esploratrici si accasavano alla Casa Alpina. In quel periodo il patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, celebrava in località Madonnina di Folgaria la proclamazione della Madonna delle Grazie a Celeste Patrona degli sciatori d'Italia. Gli scout parteciparono al servizio d'onore.
1956
Prendeva forma la possibilità di acquistare, assieme ad altre associazioni, la casa Novello (ex Heppler), sul corso Rosmini. Si incaricava quindi il nostro segretario rag. ltalo Chiusole, di interessarsi circa questa possibilità. Fatte le proprie indagini egli riferiva che era già stato predisposto un piano urbanistico della zona che non prevedeva la presenza di un gruppo di associazioni quali proprietari di immobili.
Il 25 maggio l'On. Conte Vittorio Emanuele Marzotto visitava la nostra sede dei Clan e si complimentava per il singolare sistema di gestione basato esclusivamente sulla reciproca fiducia dei soci.
Nello stesso anno veniva proposto l'acquisto di un rustico con un appezzamento dì terreno a Raossi di Vallarsa, utile per i nostri campeggi estivi e invernali. Mentre il Capo Clan si interessava al rustico, altri soci proponevano di migliorare e potenziare la ricettività della casetta di Costa Violina, ed alla fine la proposta per il rustico di Raossi veniva abbandonata a favore di quella per Costa Violina.
Si decideva di inviare 14 scout al Campo Nazionale di Umbria, assieme al Commissario Farinati, e come conseguenza di tale decisione purtroppo non si effettuava il normale campeggio di sezione.
1957
Nel mese di marzo, a completamente dell'attività dell'anno precedente, veniva organizzato dal nostro Clan l'annuale Convegno Nazionale Scout, denominato “Incontro di Primavera”, al quale intervenivano i rappresentanti dei Clan di molte sezioni, oltre al Consiglio Nazionale dei Clan. In quell'occasione veniva promossa la nomina a Consigliere Nazionale dei nostro Capo Clan architetto Emilio Martini.
1958
Iniziavano i lavori di restaurazione della nuova sede dei Clan, in via Rialto, ai piano terra di casa De Chiusole, anche loro scout nei periodo della nascita della sezione roveretana ed intimi amici e sostenitori di Antonietta Giacomelli. I soci, per far fronte alle ingenti spese cui la sezione doveva far fronte, si autotassavano e davano il loro contributo con il proprio lavoro manuale, Anche vari artigiani e commercianti roveretani, amici dei Clan, diedero il loro disinteressato contributo ai lavori di restauro perchè il Clan ed i suoi dirigenti, con la sua attività e con la cerchia di amicizie che si era creato, era riuscito ad essere parte attiva della vita quotidiana dei roveretani. La sede ultimata, veniva inaugurata nel dicembre dello stesso anno alla presenza delle autorità cittadine e scout di altre sezioni.
1959
Nella sua campagna di Brancolino il senior Giuseppe Berti organizzava una ciliegiata per tutta la sezione e la festa si trasformava ben presto in una simpatica “kermesse” con assaggi dì tutte le specialità di casa Berti, in quell'anno anche Remo Farinati veniva proposto per l'elezione a Consigliere Nazionale del Clan, per la sua continua opera nell'attività della sezione.
Dimostrando l'amicizia fraterna formatasi con la nostra sezione, le sezioni di Bari e Barietta tornavano a campeggiare assieme ai nostri scout presso la Casa Alpina di Folgaria, dalla quale partivano per compiere delle visite al lago di Garda con Riva, il Vittoriale a Gardone e Sirmione; a Trento e Cavalese; a Bassano del Grappa ed al monte Grappa.
Alla presenza dei Dott. Prevost Rusca, in rappresentanza dei Commissario dei Governo, delle autorità civili e militari, degli scout C.N.G.E.I. di Verona e del Commissario degli A.S.C.I. di Rovereto, veniva inaugurata la nuova sede degli scout, in via della Terra, con il discorso inaugurale tenuto dal preside prof. Carlo Piovan, vecchio scout dei primi anni di vita della sezione, fratello di Virgilio, già ricordato precedentemente.
Il 28 novembre, a soli 15 anni, moriva in un incidente stradale il rover Antonio Pretato e la sezione, in segno di ricordo, decideva di intitolare la Compaglia Rover al nome dello scomparso.
Dopo aver dovuto abbandonare la sede presso l'ex convento delle Suore Salesiane, le U.N.G.E.I., per motivi di cui noi non siamo a conoscenza, si sciolsero rapidamente fino a determinare in quell'anno, la chiusura di ogni attività da parte della Commissario, sig.na Orsi.
Fu un momento di tristezza per lo scoutismo roveretano femminile, che aveva saputo offrire l'esempio più bello e le persone migliori allo scoutisrno nazionale.
1960
lda Riccamboni, figlia dei tesoriere della sezione Elio veniva nominata Capo Branco ed in breve tempo riusciva ad accattivarsi la simpatia di tutti i lupetti e della sezione, con un programma molto intenso di attività. In quell'anno si decideva di stampare 6000 cartoline riproducenti il pannello esistente nell'ingresso dei Clan e raffigurante i distintivi scout di varie nazioni e gli emblemi di parecchie città italiane sedi di Clan, disegnato dal senior Luigi Caresia. In estate si organizzava nella nostra città il Convegno dei Direttivo Nazionale dei Clan, ottenendo il plauso dei Dott. Leonido Cecchinato della sezione di Vicenza, allora Capo Clan Nazionale.
La sezione donava una riproduzione in bronzo della Campana dei Caduti che veniva portata ad El Alamein dal senior prof. Giovanni Barozzi assieme ad un gruppo di ex combattenti roveretani.
Al lago di Cei si effettuava un campeggio con la partecipazione delle sezioni di Bari e Barletta e con una rappresentanza delle sezioni di Bologna e Molfetta. Vi erano pure parecchi genitori degli scout che erano ospitati all'albergo Martinelli. I risultati furono ottimi sia per i programmi svolti sia per l'organizzazione. Vi fu la gradita visita dei Medico Provinciale accompagnato dal marchese Gonzaga e dal Comm. Amedeo Costa, in occasione della festa al campo, durante la quale il noto pittore Vicentini dipingeva ed offriva alla sezione un quadro raffigurante il campeggio.
1961
Il Commissario Remo Farinati veniva nominato Senior d'Italia ricevendo il diploma all'incontro di Primavera di Palermo durante il quale, su votazione, veniva nominato componente dei Direttivo del Clan Nazionale. In conseguenza dei nuovo incarico Farinati, veniva nominato Commissario della nostra sezione il senior Fernando Chemini, mentre vice commissario diventava il maestro Bruno Agostini.
Il Comm. Vittorio Rocchetti donava un prefabbricato in legno da installare al Fondo Grande di Folgaria, dove c'era la possibilità di avere un appezzamento di terreno edificabile, ma la realizzazione dei progetto si rivelava troppo onerosa per le possibilità della sezione e quindi il progetto si concludeva con un nulla di fatto.
1962
Il contratto d'affitto per la Casa Alpina di Folgaria scadeva proprio quell'anno ed il proprietario sig. Guido Cappelletti, non intendeva rinnovarlo con la nostra sezione, visto l'enorme sviluppo turistico e sportivo che nei frattempo aveva preso quella zona. Per noi fu una grave perdita in quanto veniva a mancare un punto d'incontro ed un appoggio sicuro alle nostre attività estive ed invernali. In novembre la sezione doveva rinunciare anche alla sede di via della Terra, in quanto l'affitto era diventato troppo alto per le nostre possibilità. Gli scout quindi si trasferivano nei locali della sede dei Clan di via Rialto.
In quell'anno (a Sede Centrale organizzava i festeggiamenti per il 50° anniversario della fondazione dello scoutismo in Italia ed anche la sezione roveretana partecipava alla celebrazione che avvenne nella saia della Protomoteca del Campidoglio alla presenza dei Presidente della Repubblica.
1963
In gennaio il preside prof. Carlo Piovan veniva nominato Senior d'Italia in onore del suo passato scoutistico e qualche mese più tardi la nomina veniva concessa anche ai senior Tullio Bini, Angelo Lazzeri ed Ernesto Toss quali lodevoli Capi Clan per parecchi anni; ed al tesoriere Elio Riccamboni per il suo impegno costante nell'incarico che gli era stato affidato. La Capo Branco oda Riccamboni, per necessità personali, si dimetteva e veniva sostituita dei senior Enzo Valduga. Stranamente, mentre nel Clan si registrava un aumento degli iscritti, negli scout, specialmente fra i lupetti, vi era una diminuzione. Si ipotizzava che tutto ciò fosse a causa delle dimissioni di lda Riccamboni alla quale i lupetti erano molto affezionato. li problema quindi incominciava a preoccupare i dirigenti che d'altra parte registravano un buon grado di attività e di affiatamento fra gli scout, dimostrato anche dall'affluenza al campeggio estivo che veniva organizzato a Passo Coe di Folgaria.
1964
IL Commissario Fernando Chemini, a causa dei lavoro che lo obbligava per troppo tempo fuori città, chiedeva di essere sostituito. Veniva quindi dato l'incarico al senior Enzo Valduga aiutato dal Vice Commissario maestro Bruno Agostini. Veniva analizzata la situazione dei Branco che si presentava veramente preoccupante e si decideva di cercare un nuovo Capo Branco capace di attrarre (su di sè) l'attenzione dei lupetti.
In effetti non avevamo una persona in grado di assumersi tale incarico e, d'altra parte, un Capo Branco non si improvvisava e non si creava in un momento. D'accordo con gli altri dirigenti il Commissario Enzo Valduga scioglieva il Branco ed i pochi fedelissimi lupetti rimasti venivano assegnati ad una pattuglia formata da lupetti passati l'anno prima al Reparto.
Il 6 maggio una rappresentanza della nostra sezione partecipava a Vicenza ai funerali dei Capo Clan Nazionale , Leonido Cecchinato, al quale i roveretani erano legati da sincera amicizia. La settimana dopo una cinquantina di senior con un picchetto d'onore si recava appositamente al cimitero di Vicenza per una particolare commemorazione dei caro Amico e Fratello scomparso.
Nello stesso mese gli scout visitavano la grotta di Castel Tesino, .accompagnati dagli speleologi della sezione S.A.T. di Rovereto. In giugno il Commissario invitava i dirigenti della sezione di Bolzano, capeggiati da Giantranco Trevisan, per cercare assieme una possibilità di soluzione della crisi che ormai stava passando la nostra sezione ma non si ebbero i risultati sperati.
1965
Prendeva forma la possibilità di ottenere in donazione dal sig. Domenico Galassi di Mori, un appezzamento di terreno con annesso il rustico della “casara” di una malga, nella sua proprietà a Polsa di Brentonico, che lo stesso voleva lanciare come zona turistico-sportiva. Si trattava di una costruzione posta ai limiti della zona residenziale ma pur sempre molto vicina agli impiantì sportivi. La sezione accoglieva l'offerta con entusiasmo anche perché vedeva, nella realizzazione di una nuova Casa Alpina, la possibilità di risolvere positivamente la situazione degli scout ed anche dei numero degli iscritti. Bruno Agostini proponeva la costruzione di un plastico della zona della Polsa da donare al sig. Galassi e gli scout si misero al lavoro con rinnovato interesse.
il Commissario Valduga organizzava la riuscitissima cerimonia della Promessa a Costa Violina con la presenza di molti genitori e senior. Il Capo Clan avv. Ernesto Toss entrava a far parte dei Consiglio Nazionale dei Clan. Il campeggio estivo si svolgeva a Lagolo, sulle pendici del monte Bondone, diretto dal Commissario, aiutato da Fernando Chemini.
Pur rimanendo la situazione dei lupetti, sembrava quasi che la crisi andasse riducendosi, visto l'ottimismo che si respirava, quasi a fine campeggio, sia fra gli scout che tra i dirigenti della sezione.
1966
Allo scopo di non gravare sulla vita della sezione, si formava una società per la nuova Casa Alpina ed i lavori per la sua realizzazione continuavano con l'apporto delle idee di parecchi soci,
A seguito dell'alluvione che sconvolse la regione e che aveva allagato parte della città di Trento, il nostro Clan apriva una sottoscrizione ed il ricavato veniva consegnato al Clan della sezione di quella città perché venisse devoluto a delle famiglie bisognose.
Il campeggio estivo veniva fatto al lago di Tenno ed in quella occasione si avvertiva purtroppo che la crisi della sezione andava sicuramente verso momenti più critici. i pochi iscritti confermavano le supposizioni ed il pessimismo cominciava a farsi strada fra gli scout.
1967
Nonostante il Clan procedesse regolarmente con i propri programmi e mantenesse costante i propri iscritti, gli scout registravano un ulteriore calo di numero. Il fatto, secondo i dirigenti, si poteva spiegare con le aumentate possibilità finanziarie della gente che, a fine settimana, preferiva portare la famiglia in macchina nelle gite fuori città. i ragazzi così erano attirati da altri interessi e trascuravano l'impegno che si erano assunti iscrivendosi negli scout, In giugno la sezione organizzava una riunione dei Consiglio Nazionale dei Clan nella nostra città Il sig. Galassi modificava l'offerta dei rustico proponendoci un altro appezzamento di terreno di circa 4000 metri quadrati nella zona bassa della Polsa che però mancava dei rustico come l'altro appezzamento. Il luogo era molto bello e si prestava all'installazione di un prefabbricato ed al campeggio estivo ed invernale ma prevedendo un ulteriore peggioramento della crisi degli scout e visto il costo elevato per l'acquisto dei prefabbricato, il progetto veniva abbandonato e la società per la Casa Alpina veniva sciolta,
Il campeggio veniva organizzato dal Commissario Valduga al lago di Lamar, ed aveva come scopo principale l'aiuto logistico al Gruppo Grotte della sezione S.A.T. (Società Alpinisti Trentini) di Rovereto, che voleva esplorare il pozzo terminale della grotta omonima e farne il rilevamento topografico. Gli scout aiutavano gli speleologi anche nel trasporto del materiale necessario all'interno della grotta (non pericolosa) ed a riportare su carta i rilevamenti topografici. L'intesa con i componenti dei gruppo si faceva ogni giorno più cordiale trasformandosi alla fine in sincera amicizia. li campeggio sì concludeva così, dando i risultati prefissati.
1968
I senior organizzavano assieme alla sezione una visita alla base aerea di lstrana (Treviso) della quale il nostro senior Medaglia d'Oro Mario Rigatti era il Comandante. All'interessantissima visita seguiva un ricevimento al Circolo Ufficiali con il reciproco scambio di souvenir. Quindi il gruppo si recava all'aeroporto civile di Treviso dove qualche senior effettuava il “battesimo dell'aria” con dei voli sopra la città.
A causa dei pochi iscritti quell'anno il campeggio estivo veniva annullato e sostituito con delle brevi uscite di due giorni.
Alcuni senior, fra i quali il dentista Livio Sossass e Pino Cestari, l'uno scultore e l'altro pittore, molto conosciuti negli ambienti artistici trentini, proponevano la creazione di un Scuola d'Arte serale, aperta a tutti i cittadini. Lo scopo era quello duplice di far conoscere da vicino il Clan ed i suoi scopi, e cercare se tra i figli degli allievi ci fossero quelli che intendevano provare l'esperienza scout.
Nello stesso periodo ci si accordava con il Circolo Radioamatori CB 64, allo scopo di usufruire della nostra sede dei Clan per la loro attività.
1969
Si decideva quindi di dare inizio alla Scuola d'Arte serale con Livio Sossas, Pino Cestari, Mariano Angelini, le signorine Maria Marsilli e Anna Lia Spagnoli, quali insegnanti di scultura, pittura e disegno. Il primo corso si teneva nelle aule dell'istituto Magistrale, gentilmente concesse dal preside prof. Valentino Chiocchetti, con 37 allievi presenti.
Vista la situazione di crisi che stavano passando gli scout, divenuta ormai insostenibile, nonostante varie iniziative sia della Direzione che di alcuni privati per cercare un'ultima possibilità dì sbocco, il Commissario Valduga notificava al Capo Clan, avv. Ernesto Toss, la sua intenzione di cessare ogni attività degli scout. La Direzione accettava con rassegnazione la triste realtà e della decisione veniva informato il Capo Scout presente ad una riunione appositamente indetta presso la sezione di Trento alla presenza anche dei Capi della sezione di Bolzano.
1970
La decisione di cessare l'attività scout della nostra sezione veniva comunicata alla Sede Centrale di Roma, al Capo Scout ed al Commisario per l'Italia Settentrionale cav. Gualtiero Jesurun.
Terminava così, con molta tristezza nel cuore di tutti noi, un bellissimo periodo di attività e di grandi soddisfazioni per gli scout roveretani. Attività che aveva interessato e coinvolto non solo gli scout, ma anche una gran parte della cittadinanza, e che aveva contribuito a far conoscere la città di Rovereto e la sua gente non solo in Italia ma anche all'estero. I giovani scout quindi non c'erano più, non si sentivano più i loro canti gioiosi al fuoco di bivacco o per le strade. Era ritornata una specie di nuova “Jungla Silente” già tristemente ricordata, a smorzare gli entusiasmi e le speranze.
Ma la "fiamma", non si spegneva: il Clan non chiudeva, non cessava la sua attività, e rimaneva in vita con l'impegno di cercare continuamente una nuova possibilità per far rinascere gli scout.
Venivano accolti come “amici del Clan” i componenti dei Circolo dei Bridge ma questa esperienza si concludeva dopo qualche mese senza dare risultati positivi sia pure solo come reciprocità di attività.
1971
La crisi che si registrava fra gli scout si andava estendendo ora anche tra i senior. Infatti la maggior parte di questi erano più che altro “amici dei Clan” e non avevano alle spalle alcuno spirito scoutistico, essendosi iscritti solo per amicizia con qualche socio o per simpatia verso l'Associazione ed i suoi scopi.
Veniva quindi messa in discussione l'opportunità o meno di continuare l'attività. I soli ad opporsi alla chiusura della sede erano proprio i vecchi senior, quelli che avevano vissuto in prima persona lo scoutismo roveretano fin dalla sua nascita, e quelli “giovani” dei secondo periodo, temprati allo scoutismo dai vecchi.
L'unica attività che procedeva bene e quasi autonomamente era la Scuola d'Arte che era stata riconosciuta dall'Assessorato alla Cultura della Provincia come attività culturale, beneficiando quindi dei contributi che la Provincia elargiva allo scopo.
1972
La Scuola d'Arte effettuava una mostra delle opere degli allievi che metteva in evidenza sia la qualità dell'insegnamento, sia il buon grado di apprendimento degli allievi. Alla mostra ne seguiva un'altra, personale, dei maestro Pino Cestari, divenuto nel frattempo l'unico insegnante della Scuola, che comprendeva ora solo il disegno e la pittura.
1973
Fernando Chemini, che aveva conosciuto alcuni scout durante i suoi viaggi con la roulotte, riusciva ad organizzare un raduno di Roulottisti Scout nella nostra città, ai quale partecipavano una trentina di appassionati di questo tipo di turismo, provenienti da un incontro internazionale di roulottisti che si era svolto a Limone sul Garda. I nostri senior si prodigavano per ottenere permesso e terreno per campeggiare presso il "Bosco della Città” e tutto riusciva nei migliore dei modi con grande soddisfazione dei partecipanti. A fine estate, proveniente dal campeggio internazionale “Europatrol” svoltosi a Malcesine sul lago di Garda, faceva visita alla nostra città per diversi giorni, ospite dei nostro Clan, un gruppo d scout inglesi, scozzesi ed americani.
La gradita presenza dei roulottesi e degli scout stranieri dava, anche se per poco tempo, una boccata di ossigeno a quei pochi senior che ancora avevano fiducia nella rinascita della sezione.
Quell'anno si concludeva con l'ammodernamento della sede dei Clan, abbattendo alcune pareti interne in modo da riportare l'architettura dei locali allo stato originale, ottenendo una grande sala adatta alle riunioni.
1974
Anche l'accordo di ospitalità concessa ai Cìrcoio Radioamatori CB 64 si concludeva ed il gruppo si spostava in una sede propria.
L'unica attività ancora tale era la Scuola d'Arte che continuava senza problemi, non ottenendo però quello che la Direzione si aspettava e cioè che qualche allievo fosse invogliato a far parte dei Clan o meglio ancora, che qualche figlio di allievo volesse iscriversi agli scout.
1975
I soci non dimostrano alcun interesse per lo scoutismo, che era diventato solo l'insegna esterna della nostra sezione e dei Clan, ormai in totale decadimento di spirito e di stimoli. Infatti l'attività era unicamente rivolta alla Scuola d'Arte, ad un torneo di “tresette”, ad una mostra personale dei maestro Pino Cestari, all'apertura annuale dei Presepio Meccanico e ad un ballo fra soci e famigliari per l'ultimo dell'anno.
1976
Veniva inoltrata alla sede Centrale la proposta di nomina a Senior d'Italia dei senior Giuseppe Comper motivata dal suo impegno nella realizzazione del Presepio Meccanico e nel continuo rinnovamento e miglioramento dei gruppi di movimento. Al tempo stesso ai senior Elio Riccamboni e Fernando Chemini veniva consegnata una targa d'onorificenza per la loro attività tesa allo scopo di continuare lo spirito scoutistico in seno al Clan.
1977
La Scuola d'Arte premiava parecchi allievi che avevano oltre tre anni di iscrizione ai corsi della Scuola, dimostrando grande attaccamento ed interesse all'attività.
Durante la Mostra dell'Artigianato, in settembre, veniva data ospitalità nella sede dei Clan, ad una mostra estemporanea di pittura degli scolari delle scuole elementari e medie e, nell'ingresso della sede, ad una mostra dei fiorai roveretani.
Dalla Sede Centrale di Roma era stato comunicato lo scioglimento dei Clan Nazionale e quindi di tutti i Clan delle varie sezioni d'Italia. I Senior, secondo le nuove disposizioni dei regolamento dei C.N.G.E.I., erano stati conglobati in una IV Branca ed i “Clan” non esistevano più. In attesa di chiarimenti la nostra sezione congelava le quote di iscrizione, non sapendo come gli altri Clan avrebbero risposto alla modifica del regolamento, e non avendo alcuna ulteriore notifica dalla Sede Centrale. Di sicuro si sapeva solo che l'assemblea Nazionale aveva modificato in modo radicale la struttura organizzativa dei C.N.G.E.I. ed il suo Regolamento. Verso la metà di ottobre veniva invitato nella nostra sede Gianfranco Trevisan della sezione di Bolzano, Consigliere Nazionale, per avere chiarimenti circa la nostra posizione, sia come sezione “irregolare”, sia come rapporti con la Sede Centrale. Le prospettive erano tre: chiudere l'attività scout; diventare una associazione estranea allo scoutismo; aggregarsi temporaneamente o definitivamente alla sezione di Bolzano.
1978
Praticamente la nostra sezione era alle corde: i senior non potevano esistere come IV Branca perchè mancavano gli scout delle altre tre Branche; gli scout non potevano formarsi da un momento all'altro in mancanza sia di iscritti sia di Capi. In febbraio quindi si decideva di convocare un'Assemblea Straordinaria, nella quale decidere sul futuro della sezione, presentando ai soci le tre ipotesi conclusive delle nostre indagini per risolvere la situazione. Affermata senza alcuna ombra di dubbio la volontà di proseguire l'attività scoutistica, veniva nominato un Comitato, dei quale facevano parte Aldo Maffei, responsabile, Elio Riccamboni, lginio Paris, Luciano Libardi, Fernando Chemini, Emilio Motta e Giuseppe Comper, con il compito di approfondire il problema della ricostituzione degli scout nella sezione e di darne il parere entro tre mesi di tempo. Allo scopo Aldo Maffei si accordava con Pino Cestari e con il maestro di musica sig. Meneghelli, istituendo dei corsi di disegno e di musica gratuiti per ragazzi, in modo da ottenere dagli allievi qualche iscrizione agli scout. A metà dei corsi Enzo Valduga proponeva delle gite nei dintorni della città con studio della flora e della fauna locale e con nozioni di topografia. Ai corsi avevano partecipato molti ragazzi e parecchi di questi, dopo che erano stati loro spiegati gli scopi e gli obiettivi dello scoutismo, si iscrissero spontaneamente alla sezione, formando un piccolo gruppo omogeneo di prossimi Lupetti e Esploratori.
Entro il termine fissato Maffei esprimeva con molta soddisfazione il parere favorevole dei Comitato alla ricostituzione degli scout nella nostra sezione, spiegando anche il modo usato e ringraziando dei loro operato Cestari, Meneghelli e Valduga. Temporaneamente lvo Keppel (figlio del Commisario Regionale, Enrico Keppel), trasferitosi per lavoro da Bolzano a Rovereto, e Giuseppe Comper venivano nominati rispettivamente Capo Branco e Capo Reparto.
Curiosamente, per una strana ìronia della sorte, la sezione di Bolzano, che a suo tempo era stata aiutata a nascere dai nostri senior Augusto Albertani e Enrico Keppel, ora aiutava la nostra sezione a rinascere! Ma anche questo fa parte dell'apostolato e dello spirito scoutistico.
1979
Viene convocata per il 26 gennaio l'Assemblea Costituente della Sezione per consentire la nomina legale e regolamentare dei Comitato di Sezione. li Commissario Gianfranco Trevisan, in rappresentanza della Sede Centrale, viene nominato Presidente dell'Assemblea dalla quale risultano eletti Presidente Gino Savona e Commissario Aldo Maffei. Fanno parte del Comitato Miriam Bondio e Evo Keppel (provenienti dalla sezione di Bolzano), Angelo Cazzaniga, Giuseppe Comper, Elio Rìccamboni, Paolino Schito, Enzo Valduga. In seguito Luciano Libardi viene nominato Capo Clan.
La festa di S. Giorgio viene celebrata nella proprietà dei senior Giuseppe Berti a Brancolino, con ottimi risultati organizzativi ed il grande entusiasmo dei genitori invitati alla festa.
Avendo poca disponibilità di materiale per organizzare il campeggio, Gianfranco Trevisan ci offre la possibilità di farlo a Laghel, vicino ad Arco, con la sezione di Bolzano. Il Comitato si dichiara favorevole alla proposta e così una ventina di scout partecipano al loro primo campeggio.
I risultati finali però mettono quasi in crisi la sezione, in quanto parecchi scout non sopportano la vita di campo ed il sistema scout relativo al campeggio: al rientro infatti un gruppetto di scout da le dimissioni dalla sezione. Ma gli altri giudicano favorevolmente la prova e rimangono con il loro immutato entusiasmo. A fine luglio il Capo Branco Evo Keppel era obbligato, per necessità dì lavoro, a dare le dimissioni dal suo incarico e veniva sostituito dalla sua Vice, sig,na Luciana Beltramolli, Elio Riccamboni, a causa della sua salute, dà le dimissioni dal Comitato. In ottobre viene indetta la normale Assemblea Ordinaria della sezione, in seguito alla quale vengono nominati Vice Commissari Claudio Battisti e Miriam Bondio; Giuseppe Comper e Luciana Beltramolli vengono riconfermati rispettivamente Capo Reparto e Capo Branco; l'esploratrice Barbara Rauss viene nominata Vice Capo Branco. Su proposta dell'Assemblea, il Comitato di Sezione nomina Elio Ricccamboni Presidente Onorario e gli scout gli consegnano una pergamena ed una targa per la sua costante attività, specialmente durante gli anni difficili della vita della sezione.
Il Capo Scout Franz Adami, visita la sezione appena formata ed ai senior intervenuti alla riunione espone la situazione in campo nazionale ed esprime la sua ammirazione per la nostra sede.
Alla fine di marzo scompare la cara figura dei Commissario Regionale Diego Costa. Il nostro amatissimo Camoscio Bianco, che alla sezione di Rovereto ed allo scoutismo triveneto ha dato una impronta indelebile, è tornato alla Casa dei Padre. Nei “passi dei nostro cammino”, lo abbiamo al nostro fianco alla nascita della sezione; alla forzata chiusura dell'attività nel 1927; al momento della rinascita della sezione nel 1945; promotore dei campismo invernale ed artefice della nascita della Casa Alpina; fautore di iniziative a favore della città, come la realizzazione dei campo sportivo di via S. Giovanni Bosco, ed a favore degli scout, come la ricerca e la ristrutturazione delle varie sedi nelle quali la sezione era obbligata a trasferirsi. La sezione appena ricostruita, con i suoi scout in divisa, al completo, poteva presenziare alle onoranze funebri portando quella bandiera che lui stesso aveva salvato durante il periodo fascista, consegnandola al Museo della Guerra. Le sue parole, i suoi consigli, sono ancora vivi in noi ed è nostra soddisfazione ed orgoglio trasmettere il suo ricordo ai giovani scout di oggi.
1980
Ci viene proposto l'abbonamento e la collaborazione alla rivista “Scoutismo in Regione” edita dalla sezione di Bolzano, alla quale già partecipa anche la sezione AGESCI di Arco. Il Comitato di Sezione accoglie favorevolmente la proposta e nomina Enzo Valduga come addetto alla stampa.
Pensando al prossimo campeggio vengono acquistate delle tende da otto posti. La festa di S. Giorgio viene effettuata a Costa Violina, in omaggio a quella Zona Sacra una volta da noi custodita. Il Commissario Gianfranco Trevisan di Bolzano, propone una intervista agli appartenenti all'ex “Coro GEI” ed al loro Maestro, Silvio Deflorian. L'intervista si trasforma in una cena ed in una simpatica serata di ricordi e di “cante” scout e di montagna, che fanno rivivere i sopiti allori di una volta.
Il dott. Paolino Schito riesce a far frequentare un corso pratico presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale Civile ad un gruppo di scout, ottenendo buoni risultati e il plauso per l'iniziativa. Valduga ricorda il decennale della scomparsa della Medaglia d'Oro Mario Rigatti e propone di far intitolare una via alla sua memoria. Battisti prospetta la possibilità di prendere in affitto la scuola elementare della frazione Geroli di Terragnolo per effettuare i nostri campeggi, essendo la Giunta Comunale di Terragnolo favorevole alla locazione in cambio di lavori di manutenzione. La proposta viene accolta con soddisfazione dal Comitato.
Luciano Libardi si dimette da Capo Clan per impegni di lavoro e viene sostituito nell'incarico da Pier Andrea Fogolari. Anche il Capo Reparto Giuseppe Comper si dimette, sia per incomprensioni con il Commissario Aldo Maffei, sia per il suo lavoro che lo impegna troppo. Al suo posto viene nominato Paolo Bruseghini, accolto con molto favore dal Reparto.
L'impegno finanziario che la nostra sezione ha assunto in favore dei terremotati del Sud Italia, si è tramutato nell'acquisto di 100 stivali impermeabili e 100 giacche a vento per bambini e ragazzi. Il Vice Commissario Battisti ed il Capo Clan Fogolari si sono recati volontari nella zona terremotata ed hanno riferito che il nome della nostra sezione è apparso nelle trasmissioni radio del luogo per l'attività di soccorso svolta: Battisti era anche consegnatario ufficiale, da parte della nostra Regione, di un tavolo operatorio per interventi chirurgici urgenti.
In dicembre si effettua il primo Campo Scuola per capi muta e capi pattuglia, presso la scuola di Geroli, ed il risultato è entusiasmante: gli scout chiedono di poterlo ripetere anche l'anno prossimo.
1981
Gli anziani della Casa di Riposo di Rovereto vengono invitati in sede a visitare il Presepio Meccanico e successivamente si incontrano con gli scout per uno scambio di opinioni sulle possibilità che questi possono avere in una attività a favore degli anziani della Casa. Si propone di scrivere cartoline e lettere agli anziani che non hanno familiari e l'Assistente Sociale della Casa promette di farci avere un elenco degli anziani che si trovano in quelle condizioni. Tutto però finisce con un nulla di fatto, nonostante i solleciti degli scout, per il continuo disinteresse dell'Assistente Sociale.
Il contratto di locazione della scuola di Geroli è stato fatto ed il Commissario presenta un piano dei lavori di ristrutturazione da farsi in conto affitto e da eseguire prima della festa di S. Giorgio.
In autunno viene accettata la proposta di Fogolari, di istituire un “Punto di Ristoro” nella sede del Clan, durante il periodo della Mostra dell'Artigianato. Naturalmente l'iniziativa ha il solo scopo di reperire fondi per l'attività di sezione. Il risultato è stato confortante e tale da pensare di continuare l'iniziativa anche negli anni prossimi.
Claudio Battisti, vista la situazione degli scout, analizzate le continue richieste dei sedicenni, propone di formare la terza Branca, cioè la Compagnia Rover. A tale scopo scopo viene organizzata una Veglia Rover durante la quale viene discusso ed analizzato ogni problema. Alla fine della Veglia viene formalizzata la nascita della Compagnia Rover “Starfighter” (cacciatori di stelle). Con l'inizio delle attività, in seguito a necessità interne alla sezione, Paolo Bruseghini si dimette da Capo Reparto e nel suo incarico subentra Barbara Rauss.
1982
I lupetti di Marghera fanno visita, per due giorni, alla nostra sezione e, ospitati in sede, fanno attività scout assieme a noi, al Bosco della Città.
La sezione al completo, assieme anche a parecchi genitori, partecipa alla cerimonia della inaugurazione della sezione C.N.G.E.I. di Arco , durante la quale i roveretani Augusto Albertani (iscritto alla sezione di Bolzano) ed Aldo Maffei, sono chiamati a consegnare al Presidente ed al Commissario di quella sezione la nuova bandiera.
Battisti propone a Pino Cestari di far eseguire dagli allievi della Scuola d'Arte un pannello raffigurante S. Giorgio e nel contempo di invitarli al campeggio durante la festa dei genitori. Cestari invece, a causa della chiusura della Scuola a metà giugno, porta a termine il pannello e lo dona alla “Casa di Caccia” di Geroli. Durante quello stesso campeggio la Compagnia ha invitato gli appartenenti alla Cooperativa ITER, che opera nel campo di portatori di handicap, a passare una giornata al campo, inserendoli a seconda delle possibilità, nei giochi e nelle attività quotidiane di un campo scout, con grande entusiasmo da parte di tutti.
Visto l'aumento degli iscritti, si decide di ampliare la sede scout prendendo in affitto degli scantinati adiacenti alla sede attuale. Al tempo stesso si decide di sostituire un pavimento della sede dei Clan, giudicato troppo pericoloso ed instabile.
Nel periodo delle vacanze natalizie, la Compagnia invita i Rover di Marghera a fare assieme il campo invernale a Geroli. Al gruppo si unisce anche Mimo Lombardi, un simpatico ragazzo della sezione di Napoli.
1983
La Compagnia accoglie con gioia l'invito dei rover di Marghera ad assistere alle manifestazioni dei Carnevale di Venezia. Ne tornano stanchi e assonnati ma molto contenti sia per il Carnevale che per l'accoglienza ricevuta. Durante la festa della Befana, che si fa ogni anno in sede, viene inaugurata la seconda parte della sede scout, ristrutturata con l'aiuto di senior e rover, nella quale si insediano gli esploratori ed i rover.
Il Presidente Onorario Elio Riccambori ed a poca distanza di tempo, il Commisario Aldo Maffei, vengono ricoverati all'ospedale. Dai suo letto Aldo organizza la Festa di S. Giorgio, volendo così dimostrare agli altri, e forse a se stesso, la sua forza ed il suo attaccamento agli scout. Al rientro dalla festa una delegazione delle tre Branche si reca all'ospedale a portare loro dei fiori raccolti sui prati di Geroli, dove si è svolta la manifestazione.
Su invito della sezione di Arco, assieme a molte altre sezioni, partecipiamo con un contributo alla realizzazione dei Monumento Scout alla Pace, che verrà ufficialmente inaugurato a settembre.
Muore Aldo Maffei. li nostro Commissario, tanto forte e sempre pronto ad ogni impegno, tanto rispettato ed amato da tutti gli scout, sempre attivo e presente, ora non c'è piú. Non ha vinto la sua ultima battaglia conto il male. E’ tornato alle verdi praterie verso la casa dei Padre. Ci si ferma sbigottiti a raccogliere le testimonianze di tutta la città ed in particolare dei suoi amici della sezione alpinistica S.A.T.. Ci si guarda in faccia e, con dolore, si riprende il cammino interrotto, per seguire le sue ultime parole: “siate sempre uniti!” e per far si che quanto da lui fatto non vada dimenticato o perduto. Le offerte spontanee alla sezione, devolute da parte di molti amici suoi, vengono utilizzate,'in suo ricordo, per creare un “Fondo Aldo Maffei”, a favore degli scout che vogliono frequentare Corsi di Formazione nazionali.
Ad una settimana di distanza scompare anche Elio Riccamboni, anche lui con lo stesso male di Aldo. Tesoriere della sezione per molti anni, ad Elio dobbiamo la riconoscenza di aver sostenuto la necessità di tenere sempre in vita la sezione quando era in crisi, per dar modo un giorno a qualcuno di farla rinascere. Egli amava gli scout e diceva sempre che, alla sua ultima dimora, voleva essere accompagnato dai i suoi lupetti.
Sia per Aldo che per Elio veniva allestita all'ingresso della sede del Clan la Camera Ardente con il Picchetto d'Onore. Alle esequie erano presenti rappresentanze delle sezioni di Arco, Bolzano e Verona.
Il Comitato di Sezione incarica temporaneamente il Vice Commissario Claudio Battisti a sostituire nelle sue funzioni Aldo Maffei, fino alla fine dell'anno sociale. L'Assemblea poi nomina regolarmente Commissario il senior Enzo Valduga.
Una nostra rappresentanza si reca all'Assemblea della sezione di Bolzano per offrire l'omaggio di un quadro dei pittore Pino Cestari ad Augusto Albertani, che compie i 60 anni di appartenenza allo scoutismo. In seguito, su proposta della sezione di Bolzano, ed in accordo con quella di Arco e la nostra, Albertani viene nominato Commissario Regionale.
In previsione di un futuro aumento degli iscritti nelle tre Branche, viene chiesto un incontro con il Sindaco ed altri rappresentanti della Giunta Comunale, al fine di conoscere la possibilità di reperire una sede adeguata alle prossime necessità della sezione, L'incontro si risolve con alcune prospettive e con una richiesta di attendere un momento migliore.
Il dramma della vita non si chiude con la morte di Aldo e Elio, ma vuole un terzo atto, più doloroso e straziante, per chiudere la tragedia di un anno di vita della nostra sezione.
Dopo aver visto Paola Rauss in sede alle 19.30 del 14 ottobre, il Commissario ed altri senior si recano a portare della legna alla casa di caccia. Al loro rientro in città, alle 21.30, ricevono la notizia che Paola è morta a casa sua mentre stava studiando. Si saprà poi che un ictus cerebrale l'ha stroncata in un attimo. La sezione, già provata per la recente perdita dei loro vecchi Capi, si sente in ginocchio ed è impotente e sgomenta difronte ad una realtà così crudele. Trova conforto, stringendosi attorno alla sorella Barbara ed ai suoi genitori, nella preghiera, nella fede e nel caro ricordo di Paola viva, ridente, piena di entusiasmo in ogni momento, sempre pronta a dare fiducia e speranza.
In sede veniva allestita la Camera Ardente con il Picchetto d'Onore. Alla cerimonia funebre erano presenti gli scout di Arco, Bolzano e Verona con molti scout della sezione AGESCI di Rovereto che, assieme ai nostri, diedero l'ultimo saluto a Paola con un garofano bianco ed il Canto dell'Addio.
Il Commissario, in sua memoria, Le dedica l'anno scout che sta per cominciare ed intitola la casa di caccia a “Luna Rossa”, il totem che Paola portava con orgoglio.
1984
La sezione, dopo il tristissimo momento di dolore e di smarrimento, riprende la vita e l'attività nel ricordo ed in memoria dei cari scomparsi. Fogolari prospetta la possibilità di avere un prefabbricato dei terremotati dei Friuli dei 1976, da parte dei Comune di Buia, vicino a Udine. Il Comitato di sezione si mette all'opera per esaminare la possibilità di sistemare il prefabbricato in qualche zona montana nelle vicinanze della città. Interessato il Comune di Rovereto, non sì riceve neppure risposta, ma al tempo stesso, attraverso le nostre indicazioni, ottiene dal Comune di Buia un prefabbricato che installa nelle vicinanze dei Bosco della Città per l'attività degli anziani e pensionati. La nostra ricerca si sposta sui Comune di Trambileno, dove il sindaco Patoner dichiara possibile l'installazione dei prefabbricato. Hanno così inizio le trattative.
La Capo Branco Nadia Fronza richiede di attuare il “Lupo Show”, attività a livello nazionale a beneficio dei W-Found (organizzazione dell'ONU). In particolare chiede l'aiuto di tutta la sezione per la scenografia, effetti 'sonori, registrazioni, luci ecc., per l'esecuzione di una riduzione parlata, preparata dai lupetti, dell'opera “Il Barbiere di Siviglia”. Il risultato è un'entusiasmante ed applaudita recita in play-back alla presenza di 162 spettatori.
In febbraio si svolge in sede un incontro di aggiornamento per Capi e Vice Capi Compagnia, al quale partecipano la sezione di Bologna, Verona, Vicenza, Padova, Udine e Bolzano, con una trentina di presenze. Al tempo stesso il Capo e Vice Capo Branco a Verona, ed il Commissario a Bologna, partecipano a riunioni analoghe.
Una nostra rappresentanza si reca Buia per vedere il prefabbricato, in quanto si prospetta di installarlo in località “Pian del Levro” nel comune di Trambileno. In seguito si decide di rilevare il prefabbricato e trasportarlo a Rovereto in attesa di perfezionare gli accordi per la sua ubicazione. Contemporaneamente, non avendo intenzione di abbandonare la casa di caccia di Geroli, si propone un contratto di locazione di nove anni, in conto lavori di ristrutturazione dei tetto e della soffittatura di alcuni locali.
Ancora una volta i Capi Unità fanno presente la necessità di reperire altri locali per la sede degli scout, in quanto ormai siamo arrivati alla saturazione. Si decide pertanto di chiudere le iscrizioni.
Il Commissario, mentre si reca a Geroli per eseguire dei lavori alla casa di caccia, a causa di una macchia d'olio sull'asfalto, esce di strada con la sua nuovissima Fiat Regata e, dopo un volo di 62 metri lungo un dirupo, si ferma poco prima di un burrone. Esce praticamente illeso dall'auto distrutta, con solo due graffi ad una caviglia e molte contusioni in tutto il corpo che lo obbligano a letto per qualche giorno.
1985
In un incontro con l'Assessore alla pubblica istruzione, sig.na Sabina Chiasera, sì ipotizza di poter utilizzare gli scantinati delle scuole elementari di via Tartarotti, oppure di locali dell'Azienda Servizi Municipalizzati che si sarebbero resi liberi dopo lo spostamento della sede dell'Azienda in un altro luogo.
In una riunione pubblica promossa dal sindaco di Trambileno, alla presenza dei rappresentanti di tutti i gruppi culturali e sportivi dei comune, il Commissario espone il programma dei lavori che si intendono fare per la casa dì caccia ed il programma di massima delle possibili attività della sezione, una volta in possesso del fabbricato e del terreno adiacente. Al tempo stesso si perfeziona e si stipula il contratto di locazione con il comune di Terragnolo per la casa di caccia di Geroli.
Il Capo Gruppo Claudio Battisti ed il Vice Commissario Barbara Morelli, per disaccordi con il Commissario sul modo di gestire la sezione, danno le dimissioni dal loro incarico. Valduga, spiega le motivazioni di tutto quanto accaduto al Comitato ed il Presidente chiede agli interessati di ritirare le dimissioni, che però rimangono tali.
Quindici senior si sono recati a Buia a smontare e trasportare il prefabbricato a Rovereto, impiegando complessivamente tre giorni.
Dopo qualche mese Battisti e Morelli ritornano ai loro incarichi, ritirando le dimissioni.
Il campeggio viene fatto contemporaneamente in due località: i lupetti ai Geroli, diretti da Claudio Battisti; gli esploratori alla Polsa di Brentonico, diretti dalla Capo Reparto Barbara Rauss, aiutata da Barbara Morelli. 1 risultati sono valutati molto positivamente specialmente per gli esploratori che svolsero un programma molto sostenuto e faticoso. I rover si recano in Spagna per un campo mobile di una settimana e vengono ospitati dagli scout di Madrid, dedicandosi poi alla visita di Barcellona e facendo quindi anche una puntata al mare. Dopo il nostro campeggio, alla casa di caccia ai Geroli sono stati ospitati i lupetti della sezione di Vicenza che si sono dichiarati molto soddisfatti dei luogo e dell'ospitalità da noi offerta.
All'Assemblea elettiva della sezione Valduga ritira la sua candidatura e così viene eletto Commissario Claudio Battisti il quale, in seguito nomina Barbara Morelli Vice Commissario.
Andrea Fogolari riferisce che il comune di Trambileno ha in atto la richiesta di modifica dei Piano Regolatore, riguardante l'inserimento nella zona verde di nostro interesse, di una parte di terreno da adibire a zona sportiva, nella quale sistemare il nostro prefabbricato.
La sezione aderisce alla richiesta dell'Assessore alla Pubblica Istruzione, prof. Sabina Chiasera, di formare una Consulta dei Gruppi e delle Associazioni che agiscono nel volontariato, al fine di avere una linea di condotta omogenea delle varie attività ed una scambio di proposte di lavoro, tali comunque da non sovrapporsi.
Pino Cestari, in seguito a malattia, si dimette dall'incarico di Maestro della Scuola d'Arte ed il Comitato di Sezione, in segno di amicizia e di rispetto per l'opera svolta da Cestari e vista anche la necessità di nuovo spazio da mettere a disposizione degli scout, ritiene opportuno di chiudere la Scuola stessa.
1986
Vengono espressi dei dubbi sulle intenzioni non del tutto chiare della Giunta Comunale di Trambileno, circa la durata del contratto e la scelta dei luogo adatto al campeggio da noi richiesto. Nonostante ciò, anche per dimostrare le capacità e le possibilità della nostra sezione, organizziamo a Pozzacchio di Trambileno la festa di S. Antonio, patrono del paese. Viene offerta una maccheronata a tutti i presenti alla quale fa seguito, invitato dalla sezione, il Coro di Lizzana, con il suo repertorio di canti della montagna.
La sezione, assieme agli scout di Arco, partecipa alla festa di S. Giorgio della sezione di Bolzano, Si decide poi di partecipare alla celebrazione dei 701 anniversario della fondazione della sezione di Vicenza ed al 1 01 anniversario di quella di Parma. 1 lupetti si sono recati alle “Lupettiadi” organizzate dalla sezione di Verona e sono risultati primi assoluti, vincendo quasi tutte le gare in programma. Alla casa di caccia, dopo il nostro campeggio, sono stati ospitati i lupetti di Padova, con soddisfazione anche degli abitanti dei luogo, invitati varie volte al “fuoco di bivacco”.
In autunno la sezione, aiutata da alcuni soci dell'Associazione Radioamatori Italiani, partecipa allo “Jota” (Jamboree dell'aria per radioamatori scout, nella Giornata della Pace), classificandosi al secondo posto in campo nazionale. All'Assemblea, Barbara Morelli subentra a Claudio Battisti, dimissionario per impegni di lavoro, nella carica di Commissario. Durante le vacanze natalizie, alla casa di caccia vengono ospitati i rover di Anzio, per un campo invernale assieme alla nostra Compagnia.
Nella sede dei Clan, il preside prof. Valentino Chiocchetti assieme all'autore Bruno Bais, presenta il libro “Storia della Valle di Terragnolo”. Alla serata, intesa anche come impegno morale della sezione verso quella valle che da anni ormai ci è amica, era presente il Sindaco di Terragnolo assieme ad alcuni rappresentanti della Giunta Comunale.
Finalmente dopo tanti anni di attesa, l'Assessore alla Pubblica Istruzione ci comunica che la Giunta Comunale ha deliberato l'assegnazione dei locali seminterrati della scuola Regina Elena di via Dante, attualmente occupati dalla sezione della Croce Rossa Italiana
Lo sgomento torna di nuovo fra i soci alla notizia che Pino Cestari, dopo una lunga degenza ci ha lasciati per sempre. Come abbiamo già letto, Pino è stato un indubbio artefice della vitalità della sezione. Negli ultimi e difficili anni si è prestato anima e corpo, con la sua capacità, con le sue idee innovativi, con la sua presenza costante, a risolvere i gravi problemi, di sopravvivenza dei Clan prima, e della rinascita degli scout poi, esponendosi personalmente anche a delle critiche peraltro non giustificate.
La sua dedizione alla Scuola d'Arte e la sua lunga permanenza nel Comitato di Sezione, sono solamente due punti di grave rilevanza, sia per la cittadinanza che per la sezione, ma preferiamo ricordarlo nel suo modo discreto di dare validi consigli a tutti, di aiutare coi suo lavoro chi era in difficoltà, di prestarsi per il bene di tutti. Lo vogliamo ricordare anche mentre, cosciente della gravità della sua malattia, dava fiducia e speranza a chi andava a trovarlo, mostrando sempre una grande volontà a combattere il suo male e non facendo mai trasparire il suo dolore.
E’ venuto a mancare uno scout, ma soprattutto un uomo ed un grande amico la cui figura sarà difficile cancellare dalla mente di chi lo ha conosciuto. ed apprezzato.
1987
Allo scopo di avere altre possibilità di ottenere un terreno adatto ad un campeggio e ad una eventuale casa di caccia, si contatta l'Ente Comunale Assistenza di Rovereto, che possiede una colonia in Serrada, ed il Comune di Brentonico, che ha una malga da ricostruire nella zona di S. Valentino con un pò di terreno adiacente. L'E.C.A. risponde favorevolmente alla richiesta ma concedendoci la colonia solo per 5 anni in quanto l'Ente cesserà di esistere per legge tra qualche anno, passando tutte le sue proprietà al Comune di Rovereto, i cui responsabili a loro volta, sono in trattative con il Ministero della Sanità e con l'università di Verona, per utilizzare la colonia per scopi didattici.
Anche il Comune di Brentonico risponde favorevolmente, chiedendo di aspettare primavera per un sopralluogo e per definire i vari problemi inerenti alla richiesta.
Il Reparto si reca a Vicenza per partecipare alla gara nazionale dello Scout Trophy che consiste nel superare varie prove scoutistiche nell'arco di due giorni.
Alla festa di S. Giorgio, fatta ai Geroli, partecipano anche gli scout di Verona che in allegria si uniscono ai nostri in una serie di gare e di giochi fino a pomeriggio inoltrato.
li campeggio di sezione si svolge in due località. I lupetti a Geroli con alcuni rover e senior in servizio. Gli esploratori con tutti gli altri rover e alcuni senior, a Ronchi di Aia. Oltre al loro abituale programma scoutistico, gli esploratori ed i rover si sono impegnati con gli organizzatori di un campeggio nazionale per handicappati, denominato Handicamp, nello svolgimento delle varie mansioni inerenti l'aiuto e l'accompagnamento dei circa 60 partecipanti. Altri gruppi di volontari aiutavano al campeggio: gli Alpini della Caserma Pizzoiato di Trento con la preparazione dei corridoi di collegamento fra le varie tende, con il servizio di cucina al quale hanno collaborato anche i senior Fogolari e Barberi, con l'allestimento delle tende e degli altri servizi; le indispensabili e lodevoli crocerossine della C.R.I.; parecchi abitanti del luogo che hanno messo a disposizione il terreno necessario al campo e tutto il loro tempo libero. Fra tutti i partecipanti al campo è nata una sincera fraternità ed amicizia ancora oggi inalterata. Per i nostri scout è stata senz'altro una opportunità ed una esperienza, positiva e unica, da portare ad esempio.
Dopo il campeggio di Ronchi i rover si sono recati a visitare l'Austria per una settimana, mentre gli esploratori dell'Alta Pattuglia hanno visitato il Parco dello Stelvio.
A seguito di una riunione con la Giunta Comunale di Trambileno, Valduga riferisce che ormai si può ritenere inutile continuare i rapporti con la stessa per avere una zona da adibire a campeggio fisso, essendosi esaurita ogni possibilità di attuazione nei luoghi che, in successione, ci erano stati proposti. I nostri sogni, come ormai da sempre, ancora una volta, vengono messi nel classico cassetto, in attesa di eventi migliori.
1988
L'apposita commissione dello “Jota” ci comunica che, contrariamente a quanto già notificato, non siamo risultati primi in graduatoria ma secondi. La notizia ci lascia perplessi e dubbiosi sul comportamento della commissione stessa. Al Bosco della Città viene organizzata la festa regionale di S. Giorgio, con la partecipazione delle sezioni di Bolzano ed Arco, con un gruppo scout di Mezzocorona ed una rappresentanza dell'AGESCI roveretana, per un totale di circa 350 scout, ai quali si devono aggiungere i molti genitori ed amici presenti per la simpatica manifestazione che riceve il plauso dei partecipanti per l'efficienza e l'organizzazione.
Il Commissario Barbara Morelli chiede di essere sostituita nell'incarico e dall'Assemblea Straordinaria viene eletto Sandro Perillo.
Iniziano i lavori di restauro della nuova sede scout alle scuole elementari di via Dante. Senior, rover, esploratori ed anche qualche genitore volonteroso, si danno il turno ogni sera per l'allestimento, fino alla consegna della sede agii scout.
Il campeggio estivo si effettua a Geroli per tutta la sezione. A metà campeggio un gruppo di 6 esploratori con un rover come accompagnatore, si reca a Forchheim, in Germania, su invito della Giunta Comunale di Rovereto, in occasione dei gemellaggio fra le due città. Un gruppo di senior ha preferito dare il proprio aiuto ail'Handicamp che anche quest'anno è stato organizzato a Ronchi di Ala. Conclusi i vari impegni di servizio al campeggio, i rover hanno effettuato un campo mobile ed in 6 giorni si sono portati dal rifugio Lancia, sul monte Pasubio, seguendo il sentiero Europeo n° 5, attraverso il Passo Streva, Cima Carega sulle Piccole Dolomiti, rifugio Pertica, il paese di Giazza, monti Lessini, ai Colli Euganei e finalmente da qui con il treno fino all'Adriatico per un meritato periodo di riposo.
Dopo il nostro campeggio, alla casa di caccia di Geroli, viene ospitato il Branco Lupetti di Trieste, con a capo il caro amico “Fufo” aiutato da qualche volonterosa mamma. In quell'occasione fra di noi si è venuta a creare una simpatica cordialità ed una grande amicizia.
Prima dell'Assemblea elettiva, Virginio Savona (Gino) dichiara giunto il momento di ritirarsi dalla carica di Presidente della sezione, in quanto, dopo 10 anni di continuo impegno inteso ad attuare, assieme ai Comitato di sezione, un programma di sviluppo, di espansione e di penetrazione della sezione, sia verso lo scoutismo nazionale, sia verso la società roveretana, ha constatato che gli scopi prefissati si sono un pò alla volta realizzati; osservando anche che il gruppo di Capi che si sono formati dava una certa sicurezza di continuità nello svolgimento delle attività della sezione, riteneva opportuno lasciare ad altri il compito di proseguire sulla strada dello scoutismo del C.N.G.E.I. roveretano.
All'Assemblea elettiva viene eletto Presidente Enzo Valduga e Sandro Perillo viene riconfermato Commissario, L'organizzazione dei 700 anniversario di fondazione della sezione ha così un nuovo Comitato di Sezione a cui fare riferimento per continuare il lavoro con rinnovate energie e per dare corpo alla manifestazione, non perdendo però di vista la normale attività de”a sezione. Un compito doppiamente gravoso per tutti ma che serve anche per “cimentare” le amicizie e per “legarci” maggiormente l'uno con l'altro, fiduciosi della buona riuscita dell'impegno assunto.
Breve storia dei “Coro G.E.I.” della sezione di Rovereto
raccontata dal “Capo Coro” Fabio Tecilla.
... “Fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte eppur ci tocca andar... “. Agosto 1945: è domenica. Un gruppo di Giovani Esploratori della neoricostituita sezione C.N.G.E.I. di Rovereto, scende in fila indiana la strada che dal campo “Papà Akela” porta a Serrada, per andare a Messa. Ritmano il passo cantando la canzone dei Partigiani. E’ un motivo che ben si presta ad essere cantato in coro. E già qualcuno tenta (a “seconda voce”. Salta fuori anche un “falsetto”. C'è naturalmente anche chi stona, ma viene invitato a tacere. Non mancano ritmo ed armonia. E’ nato il “Coro GEI”.
Sono solo sei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 14 anni, ma quando cantano sembrano il doppio perché coi canto esprimono la loro gioia di stare insieme, l'orgoglio di essere Scout e l'amore che li accomuna per la montagna. Si chiamano Aquila Bianca, Pantera Nera, Lira Alpestre, Leopardo Loquace, Coda Screziata e Zanna Bianca, al secolo rispettivamente: Luciano Casa, Rolando Donà, Oliviero Deflorian, Sergio Malossini, Luciano Libardi e Fabio Tecilla. Dopo qualche mese il coro sarà (si fa per dire) potenziato con l'ingaggio di Occhio di Falcoi alias Emiiio Motta. Loro, i “bocia”, hanno un insostituibile punto di riferimento nei “veci” dei Coro Croz, nei cui confronti nutrono una grande ammirazione e dai quali apprendono, rubandoli ed adattandoli alle proprie caratteristiche vocali, i ritmi e gli accordi.
Va l'alpin, La fontanella, Sul Monte Bianco, Vai più un bicchiere di Dalmato, i gobetti, sono le canzoni che costituiscono il primo repertorio che i nostri cantori in brache corte e camiciotto verde eseguono per se stessi, per i compagni scout e per quanti vogliono ascoltarli nei frequenti “concerti” serali sotto le arcate della Cassa di Risparmio, vero e proprio palcoscenico cittadino disturbato allora solo dal fruscio della fontana della piazza.
E arrivano anche i nostri primi veri concerti, con la trasferta in camion attrezzati con panchine e telone, assieme (quale onore!) al maestri dei Coro Croz. Ad Avio ed a Riva dei Garda dove, alla Spiaggia degli Ulivi, (siamo nella primavera dei 1946), ci sono ancora i soldati americani, prodighi con noi di cioccolato e (ahimè!) anche di vermouth.
Maggio 1946: Concerto al teatro dell'Oratorio Rosmini pieno, come si usa dire, in ogni ordine di posti. Ci sono sicuramente tutti quelli che ci avevano ascoltati gratis nei concerti estemporanei di piazza Rosmini, il concerto più bello e riuscito di quel periodo (e che personalmente ricordo sempre con una punta di commozione) è però quello che abbiamo fatto a Scottini di Terragnolo. Era il pomeriggio di un sabato dell'inverno'45-'46 e con il reparto arrancavamo, zaino e sci in spalla, sul sentiero detto appunto “dei Scottini”, per recarci a Serrada a sciare. Allora la pratica dello sci comprendeva anche la marcia di trasferimento dalla città. Scendeva una pioggia gelida ed uggiosa ed il pensiero di una domenica a sciare in quelle condizioni non era certo incoraggiante. Ad un tratto uno strano chiarore e, fatti pochi passi, eccocì all'improvviso con la testa letteralmente fuori dalle nuvole. Sotto un cielo sereno all'inverosimile, si stendeva un mare di nuvole livellate dalle quali quà e là emergevano, piene di sole, le cime delle montagne a noi tanto care. Era la prima volta che ci accadeva di vivere una esperienza così incredibile ed esaltante ed allora, all'improvviso, l'intima gioia che era dentro di noi proruppe spontanea nel canto più bello che, credo, abbiamo mai fatto,
Ma ciò che trasformerà un gruppetto di amici che si trova anche per cantare, in un vero (anche se piccolo) coro, sarà la decisione di Silvio Deflorian, scout della vecchia guardia e valentissimo musicista, di prendersi cura di noi, il Maestro riuscirà a trasfonderci una parte della sua grande sensibilità musicale con una pazienza che, considerata l'indole a dir poco vivace degli allievi, ha dell'inverosimile.
Siamo nella primavera del 1947 ed al rientro dallo Jamboree nazionale di Cernobbio, durante il quale il Coro si è esibito in un concerto trasmesso dalla RAI di Milano, il “falsetto” dei coro improvvisamente cambia voce, scende di un'ottava abbondante e canta da “basso”. Nonostante questo, ed altri analoghi incidenti di percorso dovuti alla particolare età dei coristi, il Maestro riesce a far emergere qualità prima insospettate mantenendo peraltro inalterato il carattere di disinvolta spensieratezza che aveva reso simpaticamente il Coro. li repertorio si raffina e si amplia includendo anche alcune belle canzoni scout, fra le quali l'Ave Maria degli scout, scritta appositamente dal Maestro Deflorian.
li lungo e paziente lavoro di preparazione sfocia in settembre nella trasferta alla RAI di Bolzano con un'incisione di una decina tra le nostre più belle canzoni. Ricordo che il giorno successivo, dopo la notte passata in un fienile vicino al lago di Carezza, il Maestro Silvio Deflorian ci guidò nella splendida traversata dei gruppo dei Latemar con una marcia di oltre 12 ore
Seguono, in novembre, il concerto al Teatro Zandonai ed, in dicembre, quello al Teatro Rosmini. li piccolo coro era ormai diventato il beniamino dei roveretani che amavano vedere ed ascoltare quei sette ragazzi in camiciotto verde che cantavano senza bisogno di direttore, marcando il ritmo con cenni dei capo che le larghe tese dei cappello scout rendevano più evidenti.
Il 1948 è un anno ricco di attività per il nostro coro che si esibisce in numerosi concerti: a Predazzo, Moena, Bressanone, Arco, Madonna di Campiglio, Riva dei Garda. In agosto partecipa a Rovereto al Concorso Corale con un ottimo piazzamento; nell'autunno successivo riporta la qualifica di “fuori classe” al Concorso Regionale per Cori Alpini, svoltosi a Merano. E’ l'anno della partecipazione della Sezione roveretana al 1 0 Campo Nazionale GEI di Salice d'Ulzio dove il coro si esibisce con alcune canzoni che vengono incise e trasmesse dalla RAI di Torino. L anche l'anno in cui il coro riceve da Mario Rigatti, Medaglia d'Oro al Valore Militare e vecchio scout, l'invito a trascorrere una indimenticabile settimana bianca a S. Martino di Castrozza, ospite dell'Aeronautica Militare che vi aveva organizzato un meeting sciistico nazionale. Ricordo che un pò per dovere di ospitalità e... molto (credo) per tentare di frenare la nostra esuberante e famelica irrequietezza i coristi, a tavola, erano regolarmente serviti prima dei Generali.
Sotto la sapiente e paziente guida dei Maestro Defiorian, il coro migliora costantemente ed inserisce nel proprio repertorio una serie di canzoni di non facile esecuzione ma di sicuro effetto.
L'attività dei coro nel '49 può essere sintetizzata nell'esecuzione dei due concerti di Rovereto e di Vicenza e nella memorabile partecipazione al Concorso Regionale di Merano con il conseguimento del primo premio, con grandi manifestazioni di simpatia da parte dei numeroso pubblico.
E’ però il 1950 che può essere considerato l'anno d'oro dei coro GEI perché, dopo la partecipazione al concorso corale di aprile ai Teatro Zandonai in cui consegue la “segnalazione speciale” della giuria e l'entusiastico consenso dei pubblico e dopo un intenso periodo di preparazione con la messa a punto di nuove canzoni, il coro effettua in ottobre una importante tournee a Bologna al Teatro della Soffitta e a Roma con un applauditissimo concerto e serata di gala a Palazzo Barberini e con l'incisione, alla Sede RAI, di una serie di canzoni scout e della montagna, successivamente trasmesse in più occasioni sulla rete nazionale. A conclusione della tournee le stesse canzoni vengono presentate ai roveretani in un riuscitissimo concerto alla Sala della Filarmonica. Sempre nello stesso anno, che è l'anno dei campeggio di Moena con le memorabili gite notturne e le suggestive serate al fuoco di bivacco con gli amici scout di Torino, il coro si esibisce a Riva del Garda in occasione della Notte di Fiaba ed a Natale in un concerto per i ricoverati dell'Ospedale cittadino.
Nel marzo dell'anno successivo troviamo il coro impegnato a Trento in un concerto in Piazza Italia, quindi a Trieste dove partecipa in rappresentanza della Sezione al Raduno Scout e radiotrasmette per (a RAI canzoni scout e della montagna.
Il 1951 è anche l'anno dell'esaltante esperienza “cinematografica” del coro che partecipa, da “prima donna” al bellissimo lungometraggio del Gruppo Aeromodellisti Roveretani dal titolo “Voli nel regno di Soreghina” girato, per la regia di Talieno Mantrini, sull'altipiano di Folgaria. In autunno la divertente trasferta a Roma all'istituto Luce per l'incisione della colonna sonora dei film.
Ma ecco che a fine anno a Emilio Motta, Occhio di Falco, arriva una cartolina rosa ed il coro, dopo aver accompagnato alla stazione la recluta con uno scherzoso cerimoniale, rimane di punto in bianco senza “primi”. Mi esprimo al plurale per far capire meglio al nostro lettore cosa significhi per un “coro” di 7 elementi, la mancanza anche di uno solo di essi. E un coro senza “primi”, come si sa, non è un coro e non può cantare.
Poi arrivano altre cartoline rosa ed il Coro GEI non esisterà più se non nel ricordo vivo ed un pò nostalgico dei suoi componenti e di quanti hanno avuto modo di ascoltare e, forse, di amare quei sette canterini dalle brache corte e dal camiciotto verde da scout.
Zanna Bianca (Fabio Tecilla)
In questa sezione raccogliamo testi, considerazioni, ricordi personali che non hanno trovato posto nella narrazione generale.
Spesso quando leggo Scoutismo colgo alcune righe che narrano la storia di uno scout che non è più tra noi,- oggi sono io che desidero dedicare alcune parole al Senior Diego Costa, mio nonno, conosciuto anche come Camoscio Bianco che ci ha improvvisamente lasciati dopo breve malattia.
Diego Costa ha attivamente partecipato allo scoutismo nazionale sino al 1927,- nel 1945 si fa promotore per la ripresa della Sezione di Rovereto dopo il periodo della clandestinità per il regime fascista, raccoglie dagli alleati materiale e organizza campi a Serrada di Folgaria,viene aperta la Casa di Caccia GEI alla Stella d'Italia, si organizzano, campi internazionali.
Diego Costa dopo anni di intensa attività scoutistica si ritira in disparte ed esce dalla scena. È Gianfranco Tevisan che riallaccia i contatti in occasione del San Giorgio di Andriano nel'70, se non erro, e il nonno ne fu molto contento di essere invitato dopo tanto tempo a un raduno delle Tre Venezie.
In lui si rifecero vivi i vecchi entusiasmi, rivide i vecchi amici,- nel frattempo io e mio fratello entravamo a far parte del 1 Reparto Esploratori di Verona e fu forse per questo che si fece in lui più vivo l'interesse per lo scoutismo veronese.
Sfogliando i documenti scout che mi ha lasciato, ritrovo una serie di appunti, impressioni, critiche dei tempi in cui dirigeva la Sezione di Rovereto ma soprattutto vorrei citare il discorso di saluto che il Commissario Diego Costa fece il 7 aprile 1927 in occasione della chiusura della Sezione di Rovereto per il periodo clandestino.
“ ... Sono incaricato, conclude fra la generale commozione, di portarvi il saluto sincero del vostro Papà Akela, del Signor Commissario internazionale, il vostro commissario Pirotta, e di baciarvi tutti,- e di dirvi addio con la persuasione ferma che ciò non arresterà in nessun modo il vostro bello slancio di idealità e di fede verso Dio, la Patria e la Famiglia”.
Lo Scoutismo per il nonno ha voluto dire molto, in esso vedeva il valore di un metodo educativo completo,- sono state esploratrici sue fíglie, e sono esploratori suoi nipoti,- amava spesso intrattenersi in lunghi colloqui sull'evoluzione del metodo scout e sull'organizzazione dei gruppi. In questi ultimi periodi è stato particolarmente vicino alla Sezione di Verona e quando ha saputo che a Rovereto è stata riaperta una Sezione GEI ne è stato felice.
E sfogliando le pagine della “Cronaca Rievocativa” che trovo il saluto di Camoscio Bianco in occasione dell'addio di quella famosa domenica di aprile:
“.,. è arrivato il momento di sospendere il vostro lavoro di volontari del dovere e di lasciarci! In nome dell'Italia, come ieri anche oggi, compirete il dovere di ubbidire incondizionatamente alle leggi della Patria e domani più di ieri, sarà necessario che vigiliate su voi stessi per proseguire nella radiosa strada d'onore e di fede iniziata quali bravi esploratori d'Italia. Vi sia sempre di guida la solenne promessa da voi fatta di "Amare Dio, i genitori, la Patria"“.
Penso sia questo il saluto che Camoscio Bianco ha voluto darci ancora una volta prima di lasciarci per sempre.
Marco Rubinelli
La proposta di organizzare un ballo fra soci, familiari e simpatizzanti, veniva accolta quasi in sordina durante il carnevale dei 1955. Il primo “Pomeriggio danzante” aveva così luogo nelle sale dei)'Albergo Ancora con (a partecipazione di una orchestra cittadina. L'ottima riuscita della festa induceva il comitato organizzatore a proseguire con altri balli, fino ad allestire nel 1957 il “Ballo dei Clan”, nella bellissima hall dell'allora Grand Hotel Vittoria, nei cui scantinati veniva pure creata una “cambusa” con perfetto servizio di bar e tavola calda. Il successo che si otteneva con l'aiuto di tutti i senior, portava la sezione a decidere di trasferire il ballo in una sede più prestigiosa: il Teatro Zandonai. Nel 1961 si offriva alla città il “Veglione dei Clan”. Le aspettative dei pubblico non venivano mai tradite; ai Veglioni, partecipavano sempre due orchestre che si alternavano sul palcoscenico nonché i migliori cantanti dei momento come Achille Togliani, Wilma De Angelis, Betty Curtis, Orietta Berti.
Le sarte cittadine erano fortemente impegnate a confezionare i vestiti da sera per le dame impazienti di farsi ammirare.
Le serate, condite anche di un'oncia di humor quale ingrediente carnevalesco, riuscivano sempre a soddisfare il pubblico e dispensavano allegria e spensieratezza oltre ad abbondanti lanci di coriandoli. li successo era garantito e lo comprovava la frequenza, che registrava in ogni occasione circa 800 persone.
Ma nel 1970 il Comune e la Deputazione Teatrale decidevano purtroppo di chiudere temporaneamente il teatro per eseguire dei lavori di restauro da tempo programmati e necessari per la sicurezza dell'edificio. I “Veglioni” perdevano così l'ambiente più idoneo e fertile per il loro svolgimento e al Clan non restava altro da fare che rinunciare a simili festose iniziative.
P chiaro naturalmente che le Veglie avevano come scopo precipuo quello di sovvenzionare la sezione per promuovere le attività degli scout e per fronteggiare le moltecipli spese di gestione della sede, non disponendo di altri introiti straordinari.
positivi effetti di una metamorfosi associativa.
Nella rapida e sommaria rassegna di fatti e periodi qualificanti della nostra vita associativa, sembra opportuno inserire qualche breve considerazione sulla nascita e la vita della Scuola d'Arte serale, istituzione di carattere naturalmente transitorio in quanto non pertinente alle funzioni statutarie essenziali dei sodalizio.
Quali sono stati il movente e ('origine della sua realizzazione, considerata la sua estraneità ai naturali preminenti compiti del Clan C.N.G.E.I.? A distanza di tanti anni, precisamente una ventina, essendo la Scuola iniziata nel 1969, è forse possibile dare una risposta anche se piuttosto debole di riscontri e conferme.
Particolarmente verso gli anni Sessanta il sodalizio soffriva di un pericoloso torpore, che lentamente ma progressivamente si diffondeva, al punto da comprometterne la sopravvivenza. Una ventilata chiusura della sede, divenuta nel frattempo ritrovo settimanale per soli quattro briscolanti, era allora impensabile se non proprio impossibile, perché avrebbe significato.la rinuncia ad un patrimonio di beni e di ideali altrimenti destinati in eredità a nuova linfa vitale.
Oggi appare incomprensibile la grave negligenza dei Senior, i quali non si erano abbastanza preoccupati di alimentare e rilanciare le Branche dei Lupetti, Esploratori e Rover, ossia degli organi operativi scout formanti il tessuto connettivo dell'Associazione. Il sodalizio quindi si rivelava sempre più vuoto nella sua attività ed in parte abbandonato; sembrava subire passivamente l'evoluzione dei tempi o, per meglio dire, dei passatempi. D'altronde non c'è di che meravigliarsi se si considera che i suoi esponenti, invecchiati forse troppo in fretta, sono stati probabilmente affascinati da un telecomando o da altri moderni svaghi, che hanno inconsciamente ma profondamente alterata così l'attività ricreativa, incrinando per sempre la consistenza delle compagnie e il piacere dei consueti incontri tra amici aventi comuni interessi. Un vero errore, perché soltanto loro, gli anziani, potevano rappresentare il ponte ideale tra una generazione e l'altra di scout e quindi la continuità del sodalizio, se non proprio la sua vitalità.
All'inizio dei 1969, quando il Clan era ormai ridotto ad uno stato agonizzante, pochi nostalgici, non rassegnati all'incombente trapasso che sembrava inevitabile, imprimevano un svolta alla sconcertante lunga crisi, proponendo e discutendo alcune ricette valide ad assicurare alla vita dei sodalizio una maggiore partecipazione di simpatizzanti. Nel vaglio delle idee avanzate, emergeva e prendeva corpo quella di istituire dei corsi di formazione artistica aperti a tutti i cittadini, di qualsiasi età ed estrazione sociale. Nelle intenzioni recondite dei promotori, i partecipanti a detti corsi figuravano quali elementi di propaganda della immagine del Clan, dei suoi fini, della serietà dei suoi componenti, così da sfatare pure dalla mente di qualche sprovveduto, il sospetto che l'espressione “Clan” odorasse perfino di mafia o di camorra. La strategia così impostata e sostenuta anche dal confronto e dalla promessa di una collaborazione disinteressata di soci ed amici cultori d'arte, ben presto si mostrava quasi una formula magica per il raggiungimento degli scopi che il Direttivo si era prefisso. Infatti le adesioni alla scuola, impostata sul disegno e la pittura, crescevano di anno in anno; il che confermava la bontà dell'iniziativa realizzata sotto l'egida dei Comune e con l'appoggio dell'Assessorato Provinciale alle Attività Culturali. Ovviamente il successo non era da imputarsi soltanto alla disponibilità delle attrezzature didattiche e alla cordialità dell'ambiente che ospitava i corsi, ma anche e soprattutto alla valentia e all'impegno dei docenti che meritevolmente vanno ricordati nelle persone dei pittori Livio Sossass, Mariano Angelini e, per ultimo, in ordine di successione, l'instancabile Pino Cestari.
Questi, che aveva curato con encomiabile impegno l'insegnamento per un quindicennio, accattivandosi la simpatia e la stima di tutti, si prestava generosamente anche a soddisfare i bisogni che esulavano dalle sue specifiche competenze. E’ doveroso infatti ricordare che Cestari, quale affezionato amico e appassionato collaboratore dei Clan non trascurava mai nulla per migliorarne l'immagine. Egli poi andava orgoglioso dei suoi fedeli allievi e non perdeva occasione per far conoscere ed apprezzare in pubblico i loro dipinti. Allo scopo venivano allestite periodicamente delle mostre, in modo da consentire ai visitatori di esprimere un giudizio sui livelli di preparazione raggiunti. Queste ed altre manifestazioni, considerate complementari dell'attività specifica, in perfetta simbiosi con la diligente opera di proselitismo svolta dai molti frequentatori dei Clan, facevano registrare un costante aumento dì nuovi tesserati, indispensabili all'associazione per l'auspicato rinnovamento, per il ripristino della sua vera identità, nonché per la valorizzazione dei suo prestigioso passato. Con i nuovi aderenti, con tante giovani energie volitive, venivano ricostruiti i quadri scout, per i quali ora sorgeva la difficoltà di trovare spazio sufficiente, essendo gran parte dello stesso riservato all'attività artistica. La convivenza tra i gruppi di diversa disciplina era tuttavia assicurata da una dinamica conduzione, dalla fraterna solidarietà e dai comuni interessi, senza contare che per certe manifestazioni tornava assai vantaggiosa una stretta cooperazione tra i gruppi medesimi. A testimonianza della concordia esistente, Cestari, a nome della Scuola d'Arte, offriva per la "Casa di Caccia" degli scout roveretani, un grande dipinto raffigurante San Giorgio, protettore degli scout. Sembrerà un controsenso, ma il Clan ora stava attraversando una crisi dì crescita, quasi di eccessiva espansione, e doveva seriamente preoccuparsi di recuperare lo spazio necessario, con la chiusura della scuola. Una tale incresciosa decisione veniva presa e giustificata dall'assenteismo dei maestro Cestari, il quale, per sopravvenute precarie condizioni di saluto, si vedeva costretto a lasciare l'incarico.
Risolta senza traumi e dispiaceri anche questa ulteriore difficoltà, non rimaneva che il problema, o meglio il proposito, di guardare avanti, operando uniti per i tradizionali compiti degli scout.
Aldo Maffei, convinto assertore dell'Associazione
Nato il 25 giugno 1917 a Braunau in Austria, dove la sua famiglia si era trasferita assieme a molti profughi trentini a causa della guerra, ma cresciuto in Italia, si iscriveva al C.N.G.E.I. nel 1945, cioè alla ripresa dell'attività dopo il forzato letargo per cause belliche. Egli veniva nominato Capo Reparto contemporaneamente a Luigi Gazzi ed a Pio Righi, ma ben presto doveva lasciare la città e ovviamente la sezione, per esigenze di lavoro. Era infatti obbligato a recarsi e soggiornare per lunghi periodi a Venezia, Mestre e Padova dove approfittava per prendere convenienti contatti con i rispettivi gruppi scout. Nel contempo manteneva vivi i rapporti con la sezione di Rovereto presso la quale, al suo rientro, veniva nominato Capo Clan.
Dopo qualche anno di intenso e proficuo lavoro, lasciava nuovamente l'incarico sempre per necessità professionali. Ai ritorno che avveniva nel 1959, ritrovava ancora la degna sede dei suo lodevole impegno scoutistico ma, le prolungate assenze, nonché la mancanza di validi supplenti, avevano profondamente peggiorata la coordinazione esplicativa dell'attività con conseguenze facilmente immaginabili. Infatti la struttura gradualmente si afflosciava finché nel 1968 la insufficienza di proseliti, imponeva lo scioglimento della sezione scout.
Decisione questa assai amara ma inevitabile e alla quale sopravviveva solo un nucleo di senior. Questi, insofferenti della mutata situazione, si prodigavano in ogni modo per porre rimedio alla grave crisi risolvendola con l'istituzione di una Scuola d'Arte, ed evitando così la chiusura della sede.
Aldo Maffei, come qualche altro senior, seguendo il motto scout , “Alere Fiammam”, bruciava dal desiderio di ridare vita agli scout. Nel 1978, a seguito di una riunione con il rappresentante della Sede Centrale di Roma, Gianfranco Trevisan, egli assumeva il compito di esperire indagini per constatare se esistevano i presupposti necessari per far rinascere la sezione. Dopo un mese circa arrivava la risposta positiva. Veniva quindi convocata un'assemblea straordinaria nella quale si dava ufficiale consistenza alla ricostituita sezione dei C.N.G.E,I. di Rovereto, ora impostata secondo le direttive del nuovo regolamento nazionale.
Aldo Maffei, principale fautore della rinascita, veniva nominato Commissario della sezione. Dinamico come sempre, proponeva di sistemare subito gli scantinati della sede di via Rialto per destinarli agli scout e, ricevutane l'approvazione, assieme al padre dei Capo Reparto Giuseppe Comper, si trasformava in muratore, piastrellista, falegname ed imbianchino; così nel breve giro di un mese riusciva a ristrutturare e rendere abitabili locali che erano ritenuti inutilizzabili.
All'inaugurazione dei medesimi intervenivano le Autorità cittadine suscitando nell'animo di Aldo una intensa commozione e l'entusiasmo di vedere finalmente conereti77ato il suo desiderio. Con la guida di Aldo la sezione moltiplicava gli aderenti e si sviluppava tecnicamente sospirando il momento di potersi misurare con le altre sezioni.
Si arriva così al 1983, quando Aldo cominciava a manifestare una insolita stanchezza e un malessere che lo rendevano seriamente preoccupato. Egli soffriva purtroppo di un male incurabile che aveva minato la sua forte fibra tanto che, il 27 aprile di quell'anno, cessava di vivere lasciando tutti nella costernazione più sentita e nel dolore.
A conferma della stima e della considerazione che egli godeva nell'ambiento roveretano, merita di venire sottolineato che, alla sua memoria, un folto gruppo di amici Satini (Società Alpinisti Tridentini, della quale Aldo era socio), provvedeva a raccogliere una considerevole somma, poi elargita alla sezione scout. Questa, con la somma medesima, non senza manifestare vivo apprezzamento per il generoso gesto, istituiva un fondo intitolato ad Aldo Maffei, per destinarlo precipuamente al perfezionamento della formazione scoutistica dei Capi della sezione. Naturalmente, per non estinguere tale disponibilità in breve tempo, veniva periodicamente rinnovata dal sodalizio, con l'intento di conservarne integra ed immutata l'entità nonché il significato e le finalità originarie.
Di temperamento socievole ma di carattere a volte impulsivo e Spigoloso, altre volte accondiscendente e buono, riusciva quasi sempre nel suo intento perché quello che diceva o proponeva sapeva pure farlo e metterlo in pratica. Si imponeva così con l'esempio e talvolta con prepotenza ma anche applicando e facendo propri i consigli e suggerimenti dei più vicini collaboratori. Con i ragazzi era affettuoso e comprensivo ma al tempo stesso inflessibile ed irremovibile. Quando parlava la sua voce era ascoltata dai ragazzi quasi con timore e con la massima attenzione. Era comunque ben voluto e accettava di buon grado, a loro insaputa, di farsi catturare e legare al “paio della tortura”, donando così ai ragazzi la soddisfazione e la presunzione di “aver sottomesso il Grande Capo”.
Era conosciuto negli ambienti cittadini coi simpatico soprannome di “zio Aldo” a significare che era vicino a tutti e al quale, come un caro parente, ci si rivolge nei momenti di bisogno.
Assai noto e singolare era pure il contrastato rapporto di amicizia e operosità con il tesoriere della sezione Elio Riccamboni, rapporto basato su una reciproca profonda stima, ma fatto anche di contestazione accanita e caparbia. Non è un'espressione errata dire che erano due forze divergenti con interessi convergenti, aventi cioè identiche aspirazioni e obiettivi. Conseguentemente ogni loro battibecco finiva sempre in una specie di armistizio, fedelmente osservato da entrambi fino alla successiva discussione o, per meglio dire, contoversia.
Uno era l'ombra dell'altro, sempre vicini in ogni azione e circostanza, così nella loro stessa malattia come anche nella morte, che raggiungeva Elio solo una settimana dopo quella di Aldo. Dileguandosi e camminando insieme sul sentiero della speranza, avranno avuto certamente di che ridire su qualcosa che ancora non andava bene, perché il bagaglio dei Clan lo portavano sicuramente ai seguito, si fa per dire, così “un pò per celia e un pò per non morire”.
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