Il discorso rischierebbe di cadere nell'astratto o nel teorico se non avessimo la certezza di sapere che, dietro la teoria, c'è un'esperienza concreta: lo scautismo, dopo ottanta anni di esperienza, è una realtà, è vita vissuta.
E’ un movimento esteso in tutto il mondo perché possiede due caratteristiche che costituiscono il segreto dei suo successo: la prima è tanto semplice da apparire banale ed è che lo scautismo piace ai ragazzi in quanto risponde con abilità e creatività alle loro esigenze; la seconda è che, nella sua essenzialità e nei suoi valori di fondo, lo scautismo è sempre e più che mai attuale.
E in queste due caratteristiche sta la genialità di Baden-Powell, il Fondatore del Movimento scout; infatti non si è seduto a tavolino per inventare un metodo educativo basato su concetti teorici, ma è partito dall'osservazione dei ragazzi e ne ha intuito le caratteristiche, la potenzialità, le possibilità.
Egli è riuscito a tradurre in termini di autoeducazione, di collaborazione, di solidarietà e di spirito di iniziativa quelli che sono elementi naturali e istintivi dell'animo dei giovani.
Caratteristica peculiare dei metodo scout è che tutte le sue espressioni non sono imparate, ma sono “vissute” direttamente nella vita di gruppo, nei rapporti interpersonali, nell'esperienza diretta che viene dal “fare”.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Movimento spontaneista: era così considerato fino a qualche anno fa; l'opinione pubblica era convinta si trattasse di una associazione ricreativa a cui veniva demandato il compito di “occupare” io spazio rimasto libero da incombenze scolastiche e familiari.
Proposta educativa: lo scautismo è invece una proposta educativa globale in quanto abbraccia l'arco di sviluppo della persona, nel suo momento più delicato, dall'infanzia alla gioventù, con un atteggiamento di rispetto e di amore, mettendosi al servizio della sua crescita, con un impegno volontario esemplare e difficilmente riscontrabile in altri movimenti educativi. Probabilmente è la base del successo che lo scautismo ha ininterrottamente incontrato presso i giovani, ne fa testimonianza l'ansia dei giovani Capi di essere all'altezza dei valore della proposta educativa che avanziamo.
Originalità: l'originalità della proposta educativa scout non è tanto per i suoi contenuti educativi, che sono patrimonio comune di altre proposte, ma per l'impegno e il senso di sacrificio che richiedono ai ragazzi, in una società che di fatto, nonostante gli slogans, educa al disimpegno e all'egoismo.
Nel passato, l'interesse per lo scautismo, da parte della pedagogia ufficiale è stato, tranne poche eccezioni, piuttosto limitato; oggi invece assistiamo ad una maggiore apertura e considerazione in quanto lo scautismo propone valori, finalità e metodi che rispondono in larga misura agli orientamenti educativi presenti nelle diverse correnti pedagogiche attuali.
Oggi assistiamo, pertanto, ad un lento processo culturale di collaborazione: da un lato lo scautismo presta più attenzione di quanto non abbia fatto nel passato, all'evolversi dei pensiero educativo, dall'altro i “professionisti” dell'educazione riscoprono nello scautismo valori e metodi, ma soprattutto soluzioni didattiche alternative che bene rispondono alle esigenze educative contemporanee.
Fra queste esigenze, una delle più importanti è certamente quella di assicurare una formazione completa e globale della personalità e lo scautismo la soddisfa con una proposta originale: educare attraverso il gioco.
E’ noto che per l'adulto il gioco è generalmente ricreazione, cioè interruzione piacevole dei lavoro, riposo, dunque.
Per i bambini, al contrario, il gioco è lavoro, è sfogo di energia e perciò, dunque, la vera parte importante della vita. Ciò che l'adulto chiama lavoro e che al bambino viene imposto come “studio”, rappresenta in effetti, una interruzione. il più spesso fastidiosa, dei corso della sua vita.
Da qui il segreto dei successo dello scautismo, come metodo educativo,attuato con un progetto ben definito che tiene conto dei tre momenti fondamentali di crescita, individuabili nelle tre Branche tradizionali.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Accoglie i bambini dagli 8 agli 11 anni, l’età in cui la “fantasia” ha il sopravvento su qualsiasi altra realtà; invece d'inculcare direttamente principi morali, il Lupettismo educa i( bambino dal di dentro, piuttosto che istruirlo dal di fuori; offre giochi ed attività che, mentre sono attraenti per il Lupetto, lo educano dal punto di vista morale Caratteristica dei metodo scout in generale e dei Lupettismo in particolare, è quella di proporsi di raggiungere i propri fini, permettendo contemporaneamente al ragazzo di realizzare i suoi.
Il Capo Branco deve “entusiasmare” il ragazzo nella giusta direzione, infondere in lui il giusto spirito di emulazione con il suo esempio personale.
Scrive B.P. che già il vecchio Platone diceva che “c'è dei bene innato in ogni ragazzo” e il compito dell'educatore dovrebbe essere quello di sviluppare questi istinti naturali di virtù con attività adatte.
L'obbiettivo dei Capo Branco è pertanto quello di lanciare queste energie e questa buona volontà verso la giusta direzione. Egli deve però, per far questo, creare attorno a questa buona volontà nascente, l'ambiente adatto per il suo sviluppo.
Nel Branco ci dev'essere quiescenza diretta e volontaria ad un insieme di abitudini, ad un determinato modo di fare, di pensare, di comportarsi.
C'è sottomissione cordiale e soprattutto fraterna verso i Capi ed i compagni, che si chiamano “fratellini”, perché il Branco è una famiglia, anzi una Famiglia Felice!
In questo modo la personalità infantile non subisce più passivamente l'influenza dell'ambiente esterno, ma io assorbe poco a poco, come una pianta che assorbe con le radici gli elementi essenziali alla sua vita.
La fantasia viene sfruttata ad arte, immergendo i Lupetti in un mondo fantastico: la Giungla di Kipling, dove i personaggi corrispondono ad altrettante tipologie di uomini ma, soprattutto v'é una presenza invisibile che domina e dirige e guida tutte le loro azioni: la Legge della Giungla.
La Giungla offre l'ambiente ideale per il gioco del Branco: ambiente fantastico in quanto derivato in noi dalla fantasia ed a questa facente appello nel Lupetto, nel quale il Capo Branco trova il suo posto.
I Lupetti sognano ad occhi aperti la storia, giocandola, e vengono naturalmente portati ad agire secondo i suoi personaggi, ne assimilano, ammirandole, le virtù, ed apprendendo a fuggirne, disprezzandoli. i difetti.
Come Mowgli abbandona il Branco quando ha ormai raggiunto un “carattere forte” e sente il richiamo della sua comunità naturale: gli uomini; così il “Lupetto”, acquisita una certa padronanza di sè e convinto d'essere capace di fare sempre “del suo meglio”, abbandonerà il Branco, ambiente fantastico popolato di tipi di riferimento, per salire al Reparto e vivere il periodo dell'avventura.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Accoglie i ragazzi e ragazze dai 12 ai 15 anni e s'identifica nel momento “avventuroso” dei giovane, tanto impegnato da tutta una serie di attività pratiche, tese a sviluppare la manualità e l'arte dell'arrangiarsi e dei far da sè.
Se nel Branco tutto era riferito ad Akela o agli altri personaggi dominanti la vita dei Lupetto: Baloo, Bagheera, ecc, nel Reparto i ragazzi scoprono il gusto dei far da soli: l'autogoverno, l'impegno personale sotteso da un alto senso dell'onore; scoprono la vita di Pattuglia, la prima comunità con regole ben definite e da loro stessi promulgate.
Ognuno ha in Pattuglia una Mansione e un Posto d'azione, il singolo scompare per immmedesimarsi nella Pattuglia, la vittoria della Pattuglia, in qualsiasi gara, crea una soddisfazione intensa in tutti i suoi componenti.
E, mentre gioca, l'Esploratore scopre quanto sia importante avere un gruppo di coetanei sicuri e fidati a cui fare riferimento; impara ad agire con “stile”, quel modo particolare di fare che lo distinguerà poi per tutta la vita.
Per il Capo Reparto si tratta di fare i salti mortali; è il periodo in cui il ragazzo è interiorizzato, cioè: Pensa!
Comincia nel ragazzo - fenomeno importantissimo - una totale rimessa in questione di tutto ciò che fino a questo momento egli aveva accettato, senza discussione.
Ancora bambino, egli non vuole più esserlo e non ama chi lo tratta come tale.
E’ il periodo delle contraddizioni: egoismo e generosità, docilità e insofferenza. brutalità e sete d'ideali. gioia rumorosa e malinconia profonda.
Il ragazzo non è più contento: perché non sa cosa vuole.
E’ tutto proiettato alla scoperta dei mondo e, prima ancora, alla scoperta di sè stesso. E’ continua in lui la ricerca dell'avventura, della attività, della fantasticheria, mediante le quali entra inconsciamente in possesso dei mondo.
Ha bisogno estremo di punti di riferimento ben definiti e nel “gioco dello scautismo” trova elementi di serietà per cui è disposto, tramite la Promessa, ad impegnare il suo onore per compiere i suoi doveri prefissati da un decalogo comportamentaie che rappresenterà un progetto di vita globale: la Legge Scout.
E’ questa Legge che rende diversi i ragazzi-esploratori in quanto genera in loro il concetto di ordine, di disciplina, lo stile e quella particolare gioia attiva che è tipica delle comunità scouts.
In questa fase educativa è più che mai determinante l'azione di collaborazione della famiglia; purtroppo, in pratica, si registra l'esatto opposto: a livello Esploratori la famiglia quasi scompare, cessa l'assiduità che caratterizzava i rapporti con i Capi dei Branco e, i rari contatti, sono più sollecitati che sentiti.
Ed è invece il periodo in cui il confronto costante fra situazione familiare e frequenza al Reparto, risulterebbe alquanto fruttuoso per il superamento di certe crisi personali, tipiche dell'età.
I ragazzi dai 12 ai 15 anni, sono tutt'altro che maturi; si trovano in balia di certi ciarlatani e mille sirene, disposti a farne di tutto, fuorché degli onesti cittadini.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Ma veniamo al terzo ed ultimo momento della formazione scaut:
Il Roverismo:
Il Giovane Esploratore ha raggiunto la coscienza “dell'essere preparato” ai problemi che la comunità gli riserverà e sente sempre più forte, l'esigenza di emergere dal gruppo, con una sua personalità ben distinta che dovrà saldarsi con quella degli altri uomini.
L'emblema rover è la forcola, i due rami esprimono, in antitesi, egoismo e carità; io scautismo aiuta il giovane ad una scelta definitiva per la sua vita: o inserirsi nella città degli uomini per trarne il massimo profitto e facendosi servire dagli uomini e dalle cose; o servire gli uomini e servirsi delle cose per elevare il grado di dignità esistenziale.
Nel superamento degli scogli che B.P. individua come ostacoli che s'intromettono nei cammino del rovers, il giovane impara ad educare la sua volontà e a temperare quel “carattere forte” che rimane l'obiettivo comune alle tre Branche.
Attraverso la vita di Compagnia, il giovane preciserà gradatamente il senso dei suoi doveri sociali; attraverso i contatti, le inchieste, i viaggi.
Imparerà cioè a conoscere non per soddisfare una sterile curiosità, ma per trovare il mezzo migliore per “servire”, per sentirsi parte di una comunità, sapere dove finiscono i diritti della propria libertà e cominciano i doveri.
Il Servizio prestato presso le Unità della Sezione è la prima risposta concreta che il giovane rover dà alla comunità che l'ha forgiato; l'abitudine ad un sacrificio proiettato nel tempo, lo renderà uomo più di cento altre esperienze di vita; imparando che la felicità deriva dai donare agli altri l'esuberanza acquisita da un metodo di vita che sprona all'ottimismo, alla tolleranza, alla comprensione ed al rispetto.
Oggi si parla anche troppo dei giovani, ma si parla per illustrare i mali che li colpiscono e le devianze di cui sono affetti.
Purché ci si guardi attorno e si abbia occhi per vedere, ci si accorge di quanta gioventù attenda solo una parola, una mano fraterna per intraprendere a camminare insieme.
Nei nostri rover, cerchiamo d'inculcare il concetto di continuità dei servizio che non deve essere un motivo occasionale come la Buona Azione del Lupetto o dell'Esploratore, ma dev'essere impegnativo nel tempo fino a diventare un metodo di vita.
Gianfranco Trevisan Sez. C.N.G.E.I. di Bolzano
Prima di tutto esso ha un obiettivo preciso e ambizioso: formare cittadini attivi e responsabili; lo Statuto dei C.N.G.E.I. pone fra gli scopi dell'Ente quello di educare la gioventù, con particolare riguardo allo spirito d'iniziativa e di risorsa, all'autodisciplina, al sentimento dell'onore e della dignità personale, nonché al senso della responsabilità e della solidarietà umana.
Lo scautismo, nello specifico dei C.N.G.E.I., ha come meta, quindi, di educare alle scelte coscienti e responsabili e offre ai ragazzi gli strumenti affinché essi ne acquisiscano la capacità.
Esso infatti propone un insieme di valori: libertà, autenticità, giustizia, fraternità, solidarietà, che sono alla base di tutta la formazione scout, Al ragazzo si chiede, da subito, un impegno personale che non è soltanto di tempo, ma è anche morale: gli si chiede cioè d'imparare a rispettare e ad attuare questi valori; impegno che assume forme diverse a seconda dell'età, ma che è, nella sostanza, sempre lo stesso e ha come punto fondamentale la dignità dell'uomo e il suo diritto alla autorealizzazione.
Lo scautismo esiste oggi in 118 Paesi, ma lo scautismo praticato in Svezia non è uguale a quello che viene praticato in Congo; la necessità dei giovani milanesi riguardo all'educazione non sono identiche a quelle dei giovani dei Mezzogiorno d'Italia. Ma si tratta pur sempre di scautismo, che ovunque viene praticato in nome degli stessi principi con l'ausilio degli stessi metodi e in vista di uno stesso scopo: formare il carattere dei giovani, affinché diventino buoni cittadini.
Nel mondo di oggi, in cui è troppo facile e forse allettante cadere nel disfattismo e nel disimpegno, queste sono risposte concrete, vere e valide perché sperimentate in tutte le latitudini in ottanta anni di attività.