Aldo Maffei, convinto assertore dell'Associazione
Nato il 25 giugno 1917 a Braunau in Austria, dove la sua famiglia si era trasferita assieme a molti profughi trentini a causa della guerra, ma cresciuto in Italia, si iscriveva al C.N.G.E.I. nel 1945, cioè alla ripresa dell'attività dopo il forzato letargo per cause belliche. Egli veniva nominato Capo Reparto contemporaneamente a Luigi Gazzi ed a Pio Righi, ma ben presto doveva lasciare la città e ovviamente la sezione, per esigenze di lavoro. Era infatti obbligato a recarsi e soggiornare per lunghi periodi a Venezia, Mestre e Padova dove approfittava per prendere convenienti contatti con i rispettivi gruppi scout. Nel contempo manteneva vivi i rapporti con la sezione di Rovereto presso la quale, al suo rientro, veniva nominato Capo Clan.
Dopo qualche anno di intenso e proficuo lavoro, lasciava nuovamente l'incarico sempre per necessità professionali. Ai ritorno che avveniva nel 1959, ritrovava ancora la degna sede dei suo lodevole impegno scoutistico ma, le prolungate assenze, nonché la mancanza di validi supplenti, avevano profondamente peggiorata la coordinazione esplicativa dell'attività con conseguenze facilmente immaginabili. Infatti la struttura gradualmente si afflosciava finché nel 1968 la insufficienza di proseliti, imponeva lo scioglimento della sezione scout.
Decisione questa assai amara ma inevitabile e alla quale sopravviveva solo un nucleo di senior. Questi, insofferenti della mutata situazione, si prodigavano in ogni modo per porre rimedio alla grave crisi risolvendola con l'istituzione di una Scuola d'Arte, ed evitando così la chiusura della sede.
Aldo Maffei, come qualche altro senior, seguendo il motto scout , “Alere Fiammam”, bruciava dal desiderio di ridare vita agli scout. Nel 1978, a seguito di una riunione con il rappresentante della Sede Centrale di Roma, Gianfranco Trevisan, egli assumeva il compito di esperire indagini per constatare se esistevano i presupposti necessari per far rinascere la sezione. Dopo un mese circa arrivava la risposta positiva. Veniva quindi convocata un'assemblea straordinaria nella quale si dava ufficiale consistenza alla ricostituita sezione dei C.N.G.E,I. di Rovereto, ora impostata secondo le direttive del nuovo regolamento nazionale.
Aldo Maffei, principale fautore della rinascita, veniva nominato Commissario della sezione. Dinamico come sempre, proponeva di sistemare subito gli scantinati della sede di via Rialto per destinarli agli scout e, ricevutane l'approvazione, assieme al padre dei Capo Reparto Giuseppe Comper, si trasformava in muratore, piastrellista, falegname ed imbianchino; così nel breve giro di un mese riusciva a ristrutturare e rendere abitabili locali che erano ritenuti inutilizzabili.
All'inaugurazione dei medesimi intervenivano le Autorità cittadine suscitando nell'animo di Aldo una intensa commozione e l'entusiasmo di vedere finalmente conereti77ato il suo desiderio. Con la guida di Aldo la sezione moltiplicava gli aderenti e si sviluppava tecnicamente sospirando il momento di potersi misurare con le altre sezioni.
Si arriva così al 1983, quando Aldo cominciava a manifestare una insolita stanchezza e un malessere che lo rendevano seriamente preoccupato. Egli soffriva purtroppo di un male incurabile che aveva minato la sua forte fibra tanto che, il 27 aprile di quell'anno, cessava di vivere lasciando tutti nella costernazione più sentita e nel dolore.
A conferma della stima e della considerazione che egli godeva nell'ambiento roveretano, merita di venire sottolineato che, alla sua memoria, un folto gruppo di amici Satini (Società Alpinisti Tridentini, della quale Aldo era socio), provvedeva a raccogliere una considerevole somma, poi elargita alla sezione scout. Questa, con la somma medesima, non senza manifestare vivo apprezzamento per il generoso gesto, istituiva un fondo intitolato ad Aldo Maffei, per destinarlo precipuamente al perfezionamento della formazione scoutistica dei Capi della sezione. Naturalmente, per non estinguere tale disponibilità in breve tempo, veniva periodicamente rinnovata dal sodalizio, con l'intento di conservarne integra ed immutata l'entità nonché il significato e le finalità originarie.
Di temperamento socievole ma di carattere a volte impulsivo e Spigoloso, altre volte accondiscendente e buono, riusciva quasi sempre nel suo intento perché quello che diceva o proponeva sapeva pure farlo e metterlo in pratica. Si imponeva così con l'esempio e talvolta con prepotenza ma anche applicando e facendo propri i consigli e suggerimenti dei più vicini collaboratori. Con i ragazzi era affettuoso e comprensivo ma al tempo stesso inflessibile ed irremovibile. Quando parlava la sua voce era ascoltata dai ragazzi quasi con timore e con la massima attenzione. Era comunque ben voluto e accettava di buon grado, a loro insaputa, di farsi catturare e legare al “paio della tortura”, donando così ai ragazzi la soddisfazione e la presunzione di “aver sottomesso il Grande Capo”.
Era conosciuto negli ambienti cittadini coi simpatico soprannome di “zio Aldo” a significare che era vicino a tutti e al quale, come un caro parente, ci si rivolge nei momenti di bisogno.
Assai noto e singolare era pure il contrastato rapporto di amicizia e operosità con il tesoriere della sezione Elio Riccamboni, rapporto basato su una reciproca profonda stima, ma fatto anche di contestazione accanita e caparbia. Non è un'espressione errata dire che erano due forze divergenti con interessi convergenti, aventi cioè identiche aspirazioni e obiettivi. Conseguentemente ogni loro battibecco finiva sempre in una specie di armistizio, fedelmente osservato da entrambi fino alla successiva discussione o, per meglio dire, contoversia.
Uno era l'ombra dell'altro, sempre vicini in ogni azione e circostanza, così nella loro stessa malattia come anche nella morte, che raggiungeva Elio solo una settimana dopo quella di Aldo. Dileguandosi e camminando insieme sul sentiero della speranza, avranno avuto certamente di che ridire su qualcosa che ancora non andava bene, perché il bagaglio dei Clan lo portavano sicuramente ai seguito, si fa per dire, così “un pò per celia e un pò per non morire”.